sabato 5 gennaio 2013

La profezia del Vaticano II e il tema della tradizione

 


"Civiltà Cattolica" sul prossimo numero ospita una riflessione di padre Enrico Cattaneo
La «parte più interessante» del discorso alla Curia del 2005 in cui Benedetto XVI fa il punto sulla ricezione del Concilio Vaticano II è quella in cui, per il rapporto tra Chiesa e mondo moderno, papa Ratzinger «capovolge la situazione prospettata dai tradizionalisti».
Infatti «Per spiegare loro le aperture del Vaticano II egli afferma che non è stata la Chiesa a cambiare nei suoi principi (immutabili), ma è stato il mondo moderno che ha conosciuto sviluppi imprevedibili».
Nell'articolo intitolato «La profezia del Concilio Vaticano II», firmato da padre Enrico Cattaneo, si sottolinea come anche recenti decisioni papali, quali la liberalizzazione della messa con il messale di san Pio V o la abolizione delle scomuniche ai vescovi lefebvriani, decisioni che taluno ha interpretato come concessioni alla idea dei tradizionalisti che dal Concilio sia derivata la crisi della Chiesa, non minano invece la visione ratzingeriana del Concilio come «grazia per la Chiesa» e del fatto che la «dottrina contenuta nei documenti conciliari è pienamente cattolica».
Anzi, l'ampio saggio del gesuita, che è professore di teologia a Napoli e al Pontificio istituto orientale di Roma, rileva che questa visione del Concilio è condivisa da Paolo VI, Giovanni Paolo II e per l'appunto Benedetto XVI. Padre Cattaneo tratta ampiamente dei papi rispetto alle assise ecumeniche del Novecento, segnala alcuni problemi particolari, tra cui la ignoranza di gran parte dei contemporanei del Concilio, il peso dei media nel condizionarne lo svolgimento, i problemi post-conciliari e la crisi di fede per fronteggiare la quale Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede a 50 anni dalla apertura del Vaticano II.
La Civiltà cattolica, le cui bozze vengono riviste dalla segreteria di Stato vaticana, riafferma che la «crisi profonda» che ha «investito la Chiesa cattolica in questi ultimi cinquanta anni» «viene da lontano» ed è «sostanzialmente una crisi di fede», ma rispedisce al mittente dei tradizionalisti l'idea che all'origine della crisi ci sia il Concilio e la sua apertura al mondo moderno. Inoltre, ricorda la rivista, «il Concilio non ha esaurito il suo compito, ma ha inaugurato un metodo di evangelizzazione sempre antico e sempre nuovo, che chiama alla corresponsabilità tutti i cattolici, per portare il Vangelo a tutti gli uomini».
Tra le cause probabili della crisi postconciliare, padre Cattaneo mette anche i mezzi di comunicazione, «con la tacita alleanza tra stampa laica e cattolici del dissenso» che «ha contestato l'autorità del Magistero e il concetto stesso di autorità della Chiesa». Ampia la sezione dedicata al magistero di Giovanni Paolo II sul Concilio, e di grande interesse quella relativa al rapporto con le assise conciliari di Paolo VI, che «per formazione e sensibilità era un progressista moderato» ma che «durante il Concilio scontentò i progressisti» sul celibato sacerdotale e la contraccezione.
Il discorso di papa Montini sulla «primavera della Chiesa» che ci si aspettava nel dopo-Concilio, mentre «è venuto un rigido inverno», - rimarca la Civiltà cattolica - non può «far meraviglia» vista la «cattiva interpretazione» del Concilio che si era «fatta strada» in quegli anni e quella «euforia postconciliare nella quale, chi in buona fede, chi meno, tutti si credevano autorizzati a contestare il Magistero ed adattare la fede alle esigenze del mondo moderno».
Fonte: Vatican Insider (03.01.2013).