venerdì 19 dicembre 2014

Presbiteri o Sacerdoti?


Sul blog fogna che pubblica solo idiozie e scemenze,non lo nominiamo per non sporcarci, abbiamo letto delle idiozie patetiche che fanno ridere e mostrano la stupidità di chi ci scrive.Scioccamente si è detto che nelle Comunità neocatecumenali si usa il temine Presbitero piuttosto che quello di Sacerdote.Secondo Tripudio(cretinetti)ciò sarebbe sinonimo di scarsa fede nel sacerdozio istituito.Sono affermazioni ridicole e patetiche,stupide idiozie.Anzitutto il termine proprio per definire i Minsitri Ordinati è Presbitero(anziano)non Sacerdote.La differenza è spiegata bene dal teologo Domenicano,Padre Angelo Bellon a questo link:

 http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=935

Riporto qui la risposta per ntero:

"
Caro Cesare,
le parole sacerdote e presbitero non sono equipollenti.

1. Il sacerdote è incaricato di dare culto al Signore.E sotto questo aspetto tutti i cristiani col battesimo diventano sacerdoti.Sono incaricati di dare a Dio, anzi di prolungare nel tempo e nello spazio, il culto espresso da Gesù.I cristiani, nella Sacra Scrittura, sono chiamati sacerdozio santo.

2. I presbiteri invece sono i collaboratori dei vescovi nel suo triplice incarico di insegnare, di santificare e di governare le anime.E siccome il principale di questi tre è quello di santificare le anime ed esso si esprime nel culto e nella celebrazione dei sacramenti, i presbiteri sono chiamati anche sacerdoti.Il loro sacerdozio, come insegna il Concilio, si differenzia da quello comune dei battezzati, non solo per grado, ma di essenza. I Presbiteri infatti esercitano il sacerdozio di Cristo agendo in persona Christi, identificandosi con Cristo. Hanno il potere divino di consacrare, di rimettere i peccati...Per questa particolare partecipazione al sacerdozio di Cristo sono detti sacerdoti.
Ma il loro nome proprio è quelli di presbiteri, che significa anziani. Nella forma abbreviata e più comune sono chiamati preti.Ti ringrazio per gli auguri pasquali che ricambio di cuore con una preghiera.
Padre Angelo Bellon.

Poi Tripudio(cretinetti)ha diffuso la falsa notizia che Kiko vorrebbe il Sacerdozio femminile.Questa è una ridicola sciocchezza,l'ennesima stupida bufala,inventata per attirare l'attenzione.

Insomma il blog "osservatorio"è un cumulo di cretinate,scemenze,mistificazioni,cretinate.

BUON NATALE!

martedì 25 novembre 2014

Inizia l'Avvento!Vieni Signore Gesù


Siamo alle porte dell'avvento,domenica è la prima domenica.Ci prepariamo all'annuncio e alla preghiera mattutina in Chiesa.Accogliamo questo tempo liturgico e viviamo in preghiera.

Continuiamo ad ignorare il blog "osservatorio"e le scemenze che dice.

venerdì 14 novembre 2014

Un altro infelice articolo di Sandro Magister



Sul blog chiesa-espresso è apparso un nuovo articolo di Sandro Magister sul Cammino nel quale,
apparentemente,il vaticanista ci elogia.Mi fido poco di questo giornalista dimostratosi più volte non affidabile e poco equilibrato nei nostri confronti.Più di ogni altra cosa,mi infastidisce la malafede che emerge chiaramente nel suo articolo.Mi sembra che cerchi di aizzare il Cammino contro il Papa e di usare le parole di Padre Mario Pezzi  per condizionare il dibattito iniziato con il Sinodo.Pubblica la catechesi di Padre Mario Pezzi ,dell'ultima convivenza di inizio corso,di cui non dovrebbe disporre,poi conclude dicendo che la Chiesa non può non tenerne conto.Trovo tutto ciò molto scorretto e di bassa lega.Due pesi e due misure,da parte di Magister; prima attacca e poi tenta di usare il Cammino come un arma contro il Santo Padre.Mi dissocio completamente dal suo articolo e lo rifiuto completamente.E' un plateale tentativo di mettere il Cammino contro il Sinodo e contro il Santo Padre.

martedì 28 ottobre 2014

A Dio non piacciono i cristiani tiepidi nè i bugiardi ipocriti!L'"osservatorio"è avvisato.


Ieri il Santo Padre ha fatto un discorso,durante la Messa nella casa Santa Marta,che io trovo molto forte e appropriato per tanti cristiani.Spero di non essere un cristiano come descritto dal Papa cioè un tiepido.A Dio e anche al Papa i cristiani tiepidi non piacciono.In questo discorso del Papa ho ritrovato molti atteggiamenti che leggo sul blog "osservatorio".A parte i cristiani del grigio cioè tiepidi ho
ritrovato nelle parole le Santo Padre la stigmatizzazione della ipocrisia di molti "osservatori". 



"Nell’omelia del lunedì Papa Francesco ha affermato che esistono tre differenti tipologie di persone: i figli della luce – ovvero coloro che vivono secondo gli insegnamenti di Gesù con misericordia, carità e perdono -, i figli delle tenebre – che si distinguono subito per il modo di parlare incentrato sulla mondanità, sulle cose sporche e sull’ipocristia – e infine i cristiani del grigio, quelli che non sono né figli della luce né figli delle tenebre.L’omelia del Pontefice ha preso spunto dalla Prima Lettura (Ef 4, 32 – 5, 8) per far notare come dalle parole che si dicono si possa subito distinguere che tipo di persona si ha davanti a sé: innanzitutto non vienedallo Spirito Santo, non viene da Gesù” una parola ipocrita ovvero che va “un po’ di qua, un po’ di , per stare bene con tutti“, o ancora una parola “senza sostanza” piuttosto che una “parola volgare,triviale,cioè mondana”o “una parola sporca, oscena“.Chi usa queste parole, chi si esprime in questo modo non appartiene aifigli della luce” poiché tutte queste parole “non sono parole evangeliche … questo modo di parlare, sempre parlare di mondanità o di cose sporche o di vacuità o parlare ipocritamentenon è il modo di vivere che ci ha insegnato Gesù.Nella prima lettura, infatti, l’Apostolo Paolo è chiaro in questo, laddove dice: «Fatevi imitatori di Dio: camminate nella carità; camminate nella bontà; camminate nella mitezza» ha  detto il Vescovo di Roma continuando a leggere «Siate misericordiosi – dice Paolo – perdonandovi a vicenda, come Dio ha perdonato voi in Cristo. Fatevi, dunque, imitatori di Dio e camminate nella carità». “Chi cammina così…” cioè chi cammina “nella misericordia, nel perdono, nella carità” è un figlio della luce, ovvero un discepolo di Gesù, un cristiano.Esiste tuttavia una zona grigia tra i figli della luce e i figli delle tenebre, ovvero quelli che si potrebbero chiamare “i cristiani del grigio“: sono quei cristiani che seguono la propria convenienza, che “una volta stanno da questa parte, un’altra da quella. – ha detto il Papa - La gente di questi dice: ‘Ma questa persona sta bene con Dio o col diavolo?’”. Questi cristiani sono “sempre nel grigio… sono i tiepidi… non sono né luminosi né oscuri…e questi Dio non li ama” poiché la loro “testimonianza alla fine semina confusione, semina una testimonianza negativa“.

sabato 25 ottobre 2014

Confutiamo nuovamente la stupidaggine di Lino Lista sulla catechesi di Kiko del cieco e del fango



Mi ha scritto un fratello chiedendo di pubblicare una risposta a Lino Lista il quale sostiene che la catechesi del cieco e del fango di Kiko sarebbe eretica.Il fratello mi ha indicato una catechesi di S.Agostino che tratta dell'argomento.Anche se lo ringrazio per la segnalazione,vorrei dire che ci avevo già pensato tempo fa e infatti,su questo blog c'è un thread che smentisce le accuse di Lino partendo proprio dalla catechesi di S.Agostino segnalatami.Non è servito a far ragionare il sig.Lino,notoriamente poco avvezzo all'ascolto e al dialogo.Infatti insiste e ripete pervicacemente,come un mantra,la sua sciocca accusa.Nel thread ho sottolineato che Lino commette un errore di fondo,spero in buona fede ma ci credo poco,che consiste nel fatto che la catechesi del cieco è stata esaminata più volte e da diversi teologi della Chiesa i quali hanno escluso errori dottrinali.Ricordiamo che nel 2008 il Pontificio Consiglio per i Laici,su consenso della Congregazione per la Dottrina della Fede,ha approvato tutte le catechesi contenute nei 14 volumi del Direttorio Catechetico del Cammino.Pertanto appare ridicolo e patetico questo tentativo di sostitursi alla Chiesa di Lino e di altri.Non so dare altra spiegazione del comportamento del Sig.Lino se non quello di volersi mettere in evidenza,avere qualche minuto di
notorietà di visibilità.

Ripropongo il brano di S.Agostino che di fatto smentisce il Sig.Lino Lista sapendo già che continuerà ad ostinarsi nel ripetere la sua falsa accusa.


    
 "[Il battesimo lavacro e illuminazione.]

Il Signore è venuto; e che ha fatto? Ci ha indicato un grande mistero. Sputò in terra (Gv 9, 6) e con la saliva fece del fango: il Verbo si fece carne (cf. Gv 1, 14). Col fango spalmò gli occhi del cieco; il quale tuttavia, sebbene così unto, non vedeva ancora. Lo inviò alla piscina di Siloe.L'evangelista si preoccupò di spiegarci il nome di questa piscina, dicendo: che vuol dire Inviato (Gv 9, 7).Voi sapete già chi è l'Inviato: se il Cristo non fosse stato inviato, nessuno di noi sarebbe stato liberato dal male. Il cieco si lavò gli occhi in quella piscina il cui nome significa l'Inviato; cioè fu battezzato nel Cristo. Pertanto, se battezzandolo, per così dire, in se stesso, lo illuminò, si può dire che quando gli spalmò gli occhi lo fece catecumeno.Certo, la profondità di questo grande sacramento si può esporre e illustrare in vari modi; ma alla vostra Carità basti sapere che si tratta di un grande mistero. Domanda a uno: Sei cristiano? Se è pagano o giudeo ti risponderà di no; ma se ti risponderà di sì, domandagli ancora: Sei catecumeno o fedele? Se ti risponde che è catecumeno, vuol dire che i suoi occhi sono stati spalmati di fango, ma che ancora non è stato lavato. In che senso gli sono stati spalmati gli occhi di fango? Domandaglielo e te lo dirà. Domandagli in chi crede, ed egli, per il fatto che è catecumeno, dirà: In Cristo. Io sto parlando ora a dei fedeli e a dei catecumeni. Cosa ho detto a proposito della saliva e del fango? Che il Verbo si fece carne. Ciò è noto anche ai catecumeni. Non è sufficiente che i loro occhi siano stati spalmati di fango; si affrettino a lavarsi, se vogliono vedere".
NB Pare che Lino Lista stia partecipando alle catechesi iniziali,magari si converte!Pregherò per lui.

venerdì 17 ottobre 2014

Domenica 19 ottobre viene beatificato Papa Paolo VI






Domenica 19 ottobre 2014 la Chiesa Cattolica beatifica Papa Paolo VI al secolo Giovanni Battista
Montini.Sono felice di questa beatifiicazione perchè fa uscire dal cono d'ombra questo grande Pontefice per troppo tempo bistrattato dagli ambienti filotradizionalisti.Ne ho sentito tante su questo uomo umile,pacato,intelligente,saggio.L'ho sempre considerato un grande Papa,coraggioso.Ebbe il coraggio di continuare il Concilio Vaticano II che rischiava di essere rallentato o addirittura fermato dopo la morte di Papa Giovanni XXIII.La beatificazione è avvenuta grazie ad un miracolo post mortem avvenuto nel 2001 negli Stati Uniti: una madre che portava in grembo un feto al quinto mese di gravidanza viene consigliata ad abortire dai medici perché si era verificato una rottura della vescica fetale e la perdita di liquido amniotico. La diagnosi parlava infatti di gravissime malformazioni future. La mamma però rifiutò e, su suggerimento di una suora italiana che aveva conosciuto Montini si rivolse nella preghiera all’intercessione di Paolo VI. Il bimbo è nato sano (parto cesareo all’ ottavo mese) ed oggi è un adolescente. Il 12 dicembre 2013 la consulta medica della Congregazione delle cause dei santi ha certificato «il miracolo» della guarigione il 18 febbraio 2014 i teologi del dicastero vaticano hanno riconosciuto l’intercessione di Montini. Il 6 maggio 2014 la conferma definitiva da parte della plenaria dei cardinali e vescovi della Congregazione delle cause dei santi.

Di Papa Paolo VI ricordiamo l'Enciclica Humanae Vitae,il funerale,senza salma,di Aldo Moro,suo carissimo amico.Beato Papa Paolo VI prega per noi e per il Cammino Neocatecumenale il quale sotto il tuo Pontificato ha mosso i primi passi.

Sono certo che i blog filotradizionalisti,lo pseudo blog "osservatorio"non saranno contenti  di questa beatificazione.Per loro sarà un giorno di lutto,di tristezza perchè la canonizzazione sancirà la bontà del Pontificato di Montini e per chi lo considera un eretico sarà un giorno infausto.

Continuiamo ad ignorare l'"osservatorio"e le cretinate che dice.

mercoledì 15 ottobre 2014

La relazione del Card.Erdo



Cari amici il Sinodo straordinario sta continuando e volge al termine.Presentiamo la relazione del Card.Peter Erdo,piena di spunti di riflessione.La relazione tratta di tanti aspetti e problemi della famiglia tra i quali quello della denatalità più volte da noi evidenziato e sottolineato.Davanti alle parole del Card.Erdo,appare ancora più insulsa e stupida la vergognosa e subdola campagna denigratoria portata avanti dal blog "osservatorio sulcammino neocatecumenale secondo verità"  di Tripudio(Vittorio) e di Mic(Maria Guarini)sulle famiglie aperte alla vita che accolgono molti figli del Cammino Neocatecumenale.Questi cretini dell'"osservatorio"hanno parlato assurdamente di "apertura alla vita indiscriminata"con grande ignoranza e malafede.Il Card.Erdo a questo prorposito ha pronunciato parole che gli "osservatori"dovrebbero ripetere ogni giorno per riparare alle asinerie dette.Ci dissociamo dal libro del Sig.Socci,anche se ne abbiamo stima e chiediamo ai fratelli del CN di dissociarsi da blog e siti che invitano di non sostenere più ecopnomicamente radio Maria.Esprimiamo la nostra solidarietà a Padre Livio Fanzaga e alla sua radio.Vorremmo sottolineare particolarmente queste parole del Card.Erdo:

"Probabilmente anche in questo ambito occorre un linguaggio realista, che sappia partire dall'ascolto delle persone e sappia dar ragione della bellezza e della verità di una apertura incondizionata alla vita come ciò di cui l'amore umano ha bisogno per essere vissuto in pienezza. È su questa base che può poggiare un adeguato insegnamento circa i metodi naturali, che consenta di vivere in maniera armoniosa e consapevole la comunicazione tra i coniugi, in tutte le sue dimensioni, insieme alla responsabilità generativa. In questa luce va riscoperto il messaggio"dell’Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, che sottolinea il bisogno di rispettare la dignità della persona nella valutazione morale dei metodi di regolazione della natalità".
 
Relazione Card.Erdo

Introduzione

1. Nella veglia di preghiera celebrata in Piazza San Pietro Sabato 4 Ottobre 2014 in preparazione al
Sinodo sulla famiglia Papa Francesco ha evocato in maniera semplice e concreta la centralità
dell’esperienza familiare nella vita di tutti, esprimendosi così: "Scende ormai la sera sulla nostra
assemblea. È l’ora in cui si fa volentieri ritorno a casa per ritrovarsi alla stessa mensa, nello
spessore degli affetti, del bene compiuto e ricevuto, degli incontri che scaldano il cuore e lo fanno
crescere, vino buono che anticipa nei giorni dell’uomo la festa senza tramonto. È anche l’ora più
pesante per chi si ritrova a tu per tu con la propria solitudine, nel crepuscolo amaro di sogni e di
progetti infranti: quante persone trascinano le giornate nel vicolo cieco della rassegnazione,
dell’abbandono, se non del rancore; in quante case è venuto meno il vino della gioia e, quindi, il
sapore – la sapienza stessa – della vita [...] Degli uni e degli altri questa sera ci facciamo voce con la
nostra preghiera, una preghiera per tutti".

2.Grembo di gioie e di prove, di affetti profondi e di relazioni a volte ferite, la famiglia è veramente"scuola di umanità
Familia schola quaedam uberioris humanitatis est": Concilio Vaticano II,Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes, 52), di cui si avverte fortemente il bisogno. Nonostante i tanti segnali di crisi dell’istituto familiare nei vari contesti d"villaggio globale", il desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la necessità che la Chiesa annunci senza sosta e con convinzione profonda quel "Vangelo della famiglia" che le è stato affidato con la rivelazione dell’amore di Dio in Gesù Cristo.

3. Sulla realtà della famiglia, decisiva e preziosa, il Vescovo di Roma ha chiamato a riflettere il
Sinodo dei Vescovi nella sua Assemblea Generale Straordinaria dell’ottobre 2014, per approfondire
poi la riflessione nell’Assemblea Generale Ordinaria che si terrà nell’ottobre 2015, oltre che
nell’intero anno che intercorre fra i due eventi sinodali. "Già il
convenire in unum attorno al
Vescovo di Roma è evento di grazia, nel quale la collegialità episcopale si manifesta in un cammino
di discernimento spirituale e pastorale": così Papa Francesco ha descritto l’esperienza sinodale,
indicandone i compiti nel duplice ascolto dei segni di Dio e della storia degli uomini e nella duplice
e unica fedeltà che ne consegue.

4. Alla luce dello stesso discorso abbiamo raccolto i risultati delle nostre riflessioni e dei nostri
dialoghi nelle seguenti tre parti: l
’ascolto, per guardare alla realtà della famiglia oggi, nella
complessità delle sue luci e delle sue ombre; lo
sguardo fisso sul Cristo per ripensare con rinnovata
freschezza ed entusiasmo quanto la rivelazione, trasmessa nella fede della Chiesa, ci dice sulla
bellezza e sulla dignità della famiglia; il
confronto alla luce del Signore Gesù per discernere le vie
con cui rinnovare la Chiesa e la società nel loro impegno per la famiglia.

Prima parte

L’ascolto: il contesto e le sfide sulla famiglia

Il contesto socio-culturale

5. Il cambiamento antropologico-culturale oggi influenza tutti gli aspetti della vita e richiede un
approccio analitico e diversificato, capace di cogliere le forme positive della libertà individuale. Va
rilevato anche il crescente pericolo rappresentato da un individualismo esasperato che snatura i
legami familiari e finisce per considerare ogni componente della famiglia come un'isola, facendo
prevalere, in certi casi, l'idea di un soggetto che si costruisce secondo i propri desideri assunti come
un assoluto.

6. La più grande prova per le famiglie del nostro tempo è spesso la solitudine, che distrugge e
provoca una sensazione generale di impotenza nei confronti della realtà socio-economica che spesso
finisce per schiacciarle. Così è per la crescente precarietà lavorativa che è vissuta talvolta come un
vero incubo, o a motivo di una fiscalità troppo pesante che certo non incoraggia i giovani al
matrimonio.

7. Ci sono contesti culturali e religiosi che pongono sfide particolari. Nelle società africane vige
ancora la pratica della poligamia e in alcuni contesti tradizionali la consuetudine del "matrimonio
per tappe". In altri contesti permane la pratica dei matrimoni combinati. Nei paesi in cui la religione
cattolica è minoritaria sono numerosi i matrimoni misti con tutte le difficoltà che comportano in
ordine alla configurazione giuridica, all'educazione dei figli e al reciproco rispetto dal punto di vista
della libertà religiosa, ma anche con le grandi potenzialità di incontro nella diversità della fede che
queste storie di vita familiare presentano. In molti contesti, e non solo occidentali, si va diffondendo
ampiamente la prassi della convivenza che precede il matrimonio o anche di convivenze non
orientate ad assumere la forma di un vincolo istituzionale.

8. Molti sono i bambini che nascono fuori dal matrimonio, specie in alcuni paesi, e molti quelli che
poi crescono con uno solo dei genitori o in un contesto familiare allargato o ricostituito. Il numero
dei divorzi è crescente e non è raro il caso di scelte determinate unicamente da fattori di ordine
economico. La condizione della donna ha ancora bisogno di essere difesa e promossa poiché si
registrano non poche situazioni di violenza all'interno delle famiglie. I bambini spesso sono oggetto
di contesa tra i genitori e i figli sono le vere vittime delle lacerazioni familiari. Anche le società
attraversate dalla violenza a causa della guerra, del terrorismo o della presenza della criminalità
organizzata, vedono situazioni familiari deteriorate. Le migrazioni inoltre rappresentano un altro
segno dei tempi da affrontare e comprendere con tutto il carico di conseguenze sulla vita familiare.

La rilevanza della vita affettiva

9. A fronte del quadro sociale delineato si riscontra nei singoli un maggiore bisogno di prendersi
cura della propria persona, di conoscersi interiormente, di vivere meglio in sintonia con le proprie
emozioni e i propri sentimenti, di cercare una qualità relazionale nella vita affettiva. Allo stesso
modo si può riscontrare un diffuso desiderio di famiglia che si accompagna alla ricerca di se stessi.
Ma come coltivare e sostenere questa tensione alla cura di se stessi e questo desiderio di famiglia?
Qui vi è una grande sfida anche per la Chiesa. Il pericolo individualista e il rischio di vivere in
chiave egoistica sono rilevanti.

10. Il mondo attuale sembra valorizzare una affettività senza limiti di cui si vogliono esplorare tutti i
versanti, anche quelli più complessi. Di fatto, la questione della fragilità affettiva è di grande
attualità: una affettività narcisistica, instabile e mutevole che non aiuta sempre i soggetti a
raggiungere una maggiore maturità. In questo contesto, le coppie sono talvolta incerte, esitanti e
faticano a trovare i modi per crescere. Molti sono quelli che tendono a restare negli stadi primari
della vita emozionale e sessuale. La crisi della coppia destabilizza la famiglia e può arrivare
attraverso le separazioni e i divorzi a produrre serie conseguenze sugli adulti, i figli e la società,
indebolendo l’individuo e i legami sociali. Anche il calo demografico non solo determina una
situazione in cui l’avvicendarsi delle generazioni non è più assicurato, ma rischia di condurre nel
tempo a un impoverimento economico e a una perdita di speranza nell’avvenire.

Le sfide pastorali

11. In questo contesto la Chiesa avverte la necessità di dire una parola di speranza e di senso.
Occorre muovere dalla convinzione che l’uomo viene da Dio e che, pertanto, una riflessione capace
di riproporre le grandi domande sul significato dell’essere uomini, possa trovare un terreno fertile
nelle attese più profonde dell’umanità. I grandi valori del matrimonio e della famiglia cristiana
corrispondono alla ricerca che attraversa l’esistenza umana anche in un tempo segnato
dall’individualismo e dall’edonismo. Occorre accogliere le persone con la loro esistenza concreta,
saperne sostenere la ricerca, incoraggiare il desiderio di Dio e la volontà di sentirsi pienamente parte
della Chiesa anche di chi ha sperimentato il fallimento o si trova nelle situazioni più disparate.
Questo esige che la dottrina della fede, da far conoscere sempre di più nei suoi contenuti
fondamentali, vada proposta insieme alla misericordia.

II Parte

Lo sguardo su Cristo: il Vangelo della famiglia

Lo sguardo su Gesù e la gradualità nella storia della salvezza

12. Al fine di «verificare il nostro passo sul terreno delle sfide contemporanee, la condizione
decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, sostare nella contemplazione e
nell’adorazione del suo volto [...] Infatti, ogni volta che torniamo alla fonte dell’esperienza cristiana
si aprono strade nuove e possibilità impensate» (Papa Francesco, Discorso del 4 ottobre 2014).
Gesù ha guardato alle donne e agli uomini che ha incontrato con amore e tenerezza,
accompagnando i loro passi con pazienza e misericordia, nell’annunciare le esigenze del Regno di
Dio.



13. Dal momento che l’ordine della creazione è determinato dall’orientamento a Cristo, occorre distinguere senza separare i diversi gradi mediante i quali Dio comunica all’umanità la grazia dell’alleanza. In ragione della legge della gradualità(cf.
Familiaris Consortio, 34), propria della pedagogia divina, si tratta di leggere in termini di continuità e novità l’alleanza nuziale, nell’ordine della creazione e in quello della redenzione.

14. Gesù stesso, riferendosi al disegno primigenio sulla coppia umana, riafferma l’unione
indissolubile tra l’uomo e la donna, pur comprendendo che «per la durezza del vostro cuore Mosè vi
ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così» (
Mt 19,8).In tal modo, Egli mostra come la condiscendenza divina accompagni sempre il cammino umano,orientandolo verso il suo principio, non senza passare attraverso la croce.

La famiglia nel disegno salvifico di Dio

15. Poiché, con l’impegno della reciproca accoglienza e con la grazia di Cristo i nubendi si
promettono fedeltà e apertura alla vita, essi riconoscono come elementi costitutivi del matrimonio i
doni che Dio offre loro, prendendo sul serio il loro vicendevole impegno, in suo nome e di fronte
alla Chiesa. Ora, nella fede è possibile assumere i beni del matrimonio come impegni meglio
sostenibili mediante l’aiuto della grazia del sacramento. Dio consacra l’amore degli sposi e ne
conferma l’indissolubilità, offrendo loro l’aiuto per vivere la fedeltà e aprirsi alla vita. Pertanto, lo
sguardo della Chiesa non si volge soltanto alla coppia, ma alla famiglia.

16. Possiamo distinguere tre tappe fondamentali nel disegno divino sulla famiglia: la famiglia delle
origini, quando Dio creatore istituì il matrimonio primordiale tra Adamo ed Eva, come fondamento
solido della famiglia: maschio e femmina li creò (cf.
Gn 1,24-31; 2,4b); la famiglia storica, ferita
per il peccato (cf.
Gn 3) e la famiglia redenta da Cristo (cf. Ef 5,21-32), a immagine della Santa
Trinità, mistero da cui scaturisce ogni vero amore. L’alleanza sponsale, inaugurata con la creazione
e rivelata nella storia tra Dio e Israele, perviene alla sua pienezza con Cristo nella Chiesa.
Il discernimento dei valori presenti nelle famiglie ferite e nelle situazioni irregolari

17. In considerazione del principio di gradualità del piano salvifico divino, ci si chiede quali
possibilità siano date ai coniugi che vivono il fallimento del loro matrimonio, ovvero come sia
possibile offrire loro l’aiuto di Cristo attraverso il ministero della Chiesa. A questo proposito, una
significativa chiave ermeneutica proviene dall’insegnamento del Concilio Vaticano II, il quale,
mentre afferma che «l’unica Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica», riconosce che anche
«al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che,
appartenendo propriamente per dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono verso l’unità cattolica»
(
Lumen Gentium, 8).

18. In questa luce, vanno anzitutto ribaditi il valore e la consistenza propria del matrimonio
naturale. Alcuni si domandano se sia possibile che la pienezza sacramentale del matrimonio non
escluda la possibilità di riconoscere elementi positivi anche nelle forme imperfette che si trovano al
di fuori di tale realtà nuziale, ad essa comunque ordinate. La dottrina dei gradi di comunione,
formulata dal Concilio Vaticano II, conferma la visione di un modo articolato di partecipare
al
Mysterium Ecclesiae da parte dei battezzati.

19. Nella medesima prospettiva, che potremmo dire inclusiva, il Concilio dischiude anche
l’orizzonte in cui si apprezzano gli elementi positivi presenti nelle altre religioni (cf.
Nostra Aetate,
2) e culture, nonostante i loro limiti e le loro insufficienze (cf.
Redemptoris Missio, 55). Dallo
sguardo rivolto alla sapienza umana presente in esse, infatti, la Chiesa apprende come la famiglia
venga considerata universalmente forma necessaria e feconda di convivenza umana. In tal senso,
l’ordine della creazione, in cui affonda le radici la visione cristiana della famiglia, si dispiega a
livello storico, nelle diverse espressioni culturali e geografiche.

20. Rendendosi dunque necessario un discernimento spirituale, riguardo alle convivenze e ai
matrimoni civili e ai divorziati risposati, compete alla Chiesa di riconoscere quei semi del Verbo
sparsi oltre i suoi confini visibili e sacramentali. Seguendo lo sguardo ampio di Cristo, la cui luce
rischiara ogni uomo (cf.
Gv 1,9; cf. Gaudium et Spes, 22), la Chiesa si volge con rispetto a coloro
che partecipano alla sua vita in modo incompiuto e imperfetto, apprezzando più i valori positivi che
custodiscono, anziché i limiti e le mancanze.

Verità e bellezza della famiglia e misericordia

21. Il Vangelo della famiglia, mentre risplende grazie alla testimonianza di tante famiglie che
vivono con coerenza la fedeltà al sacramento, con i loro frutti maturi di autentica santità quotidiana
nutre pure quei semi che ancora attendono di maturare, e deve curare quegli alberi che si sono
inariditi e domandano di non essere trascurati.

22. In tal senso, una dimensione nuova della pastorale familiare odierna, consiste nel cogliere la
realtà dei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, anche delle convivenze. Infatti, quando
l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto
profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di resistere nelle prove, può essere
vista come un germe da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio. Molto
spesso invece la convivenza si stabilisce non in vista di un possibile futuro matrimonio, ma senza
alcuna intenzione di stabilire un rapporto istituzionale.

23. Conforme allo sguardo misericordioso di Gesù, la Chiesa deve accompagnare con attenzione e
premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza,
come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro
che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta.

III Parte

Il confronto: prospettive pastorali

Annunciare il Vangelo della famiglia oggi, nei vari contesti

24. Il dialogo sinodale ha permesso di convenire su alcune istanze pastorali più urgenti da affidare
alla concretizzazione nelle singole Chiese locali, nella comunione
cum Petro et sub Petro.
25. L’annunzio del Vangelo della famiglia costituisce un’urgenza per la nuova evangelizzazione. La
Chiesa deve attuarlo con tenerezza di madre e chiarezza di maestra (cf.
Ef 4,15), in fedeltà
alla
kenosi misericordiosa del Cristo. La verità si incarna nella fragilità umana non per condannarla,
ma per guarirla.

26. Evangelizzare è responsabilità condivisa di tutto il popolo di Dio, ognuno secondo il proprio
ministero e carisma. Senza la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, l’annunzio, anche
se corretto, rischia di essere incompreso o di affogare nel mare di parole che caratterizza la nostra
società (cf.
Novo Millennio Ineunte, 50). I Padri sinodali hanno più volte sottolineato che le famiglie
cattoliche sono chiamate ad essere esse stesse i
soggetti attivi di tutta la pastorale familiare.

27. Decisivo sarà porre in risalto il primato della grazia, e quindi le possibilità che lo Spirito dona
nel sacramento. Si tratta di far sperimentare che il Vangelo della famiglia è gioia che «riempie il
cuore e la vita intera», perché in Cristo siamo «liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto
interiore, dall’isolamento» (
Evangelii Gaudium, 1).Alla luce della parabola del seminatore (cf. Mt 13, 3), il nostro compito è di cooperare nella semina:il resto è opera di Dio. Non bisogna dimenticare che la Chiesa che predica sulla famiglia è segno di
contraddizione.

28. Per questo si richiede una
conversione missionaria: è necessario non fermarsi ad un annuncio
meramente teorico e sganciato dai problemi reali delle persone. Non va mai dimenticato che la crisi
della fede ha comportato una crisi del matrimonio e della famiglia e, come conseguenza, si è
interrotta spesso la trasmissione della fede dai genitori ai figli. Dinanzi ad una fede forte
l’imposizione di alcune prospettive culturali che indeboliscono la famiglia e il matrimonio non ha
incidenza.

29. La conversione deve essere innanzitutto quella del linguaggio perché esso risulti effettivamente
significativo. L’annunzio deve far sperimentare che il Vangelo della famiglia è risposta alle attese
più profonde della persona umana: alla sua dignità e alla realizzazione piena nella reciprocità e nella
comunione. Non si tratta soltanto di presentare una normativa ma di proporre valori, rispondendo al
bisogno di essi che si constata oggi anche nei paesi più secolarizzati.

30. L’indispensabile approfondimento biblico-teologico va accompagnato dal dialogo, a tutti i
livelli. Molti hanno insistito su un approccio più positivo con le ricchezze contenute anche nelle
diverse esperienze religiose, senza tacere sulle difficoltà. Nelle diverse realtà culturali vanno colte
dapprima le possibilità e alla loro luce respinti i limiti e le radicalizzazioni.

31. Il matrimonio cristiano non può essere considerato solo come una tradizione culturale o una
esigenza sociale, ma deve essere una decisione vocazionale assunta con adeguata preparazione in un
itinerario di fede, con un discernimento maturo. Non si tratta di porre difficoltà e complicare i cicli
di formazione, ma di andare in profondità e non accontentarsi di incontri teorici o orientamenti
generali.

32. È stata concordemente richiamata la necessità di una conversione di tutta la prassi pastorale in
prospettiva familiare, superando le ottiche individualistiche che ancora la caratterizzano. Per questo
si è più volte insistito sul rinnovamento in questa luce della formazione dei presbiteri e degli altri
operatori pastorali, mediante un maggiore coinvolgimento delle stesse famiglie.

33. Si è parimenti sottolineata la necessità di una evangelizzazione che denunzi con franchezza i
fattori culturali, sociali ed economici, ad esempio l’eccessivo spazio dato alla logica del mercato,
che impediscono un’autentica vita familiare, determinando discriminazioni, povertà, esclusioni,
violenza. Per questo va sviluppato un dialogo e una cooperazione con le strutture sociali, e vanno
incoraggiati e sostenuti i laici che si impegnano in ambito culturale e socio-politico.
Guidare i nubendi nel cammino di preparazione al matrimonio

34. La complessa realtà sociale e le sfide che la famiglia oggi è chiamata ad affrontare richiedono
un impegno maggiore di tutta la comunità cristiana per la preparazione dei nubendi al matrimonio.
Riguardo a questa necessità i Padri sinodali sono stati concordi nel sottolineare l’esigenza di un
maggiore coinvolgimento dell’intera comunità privilegiando la testimonianza delle stesse famiglie,
oltre che un radicamento della preparazione al matrimonio nel cammino di iniziazione cristiana,
sottolineando il nesso del matrimonio con gli altri sacramenti.Si è parimenti evidenziata la necessità di programmi specifici per la preparazione prossima almatrimonio che siano vera esperienza di partecipazione alla vita ecclesiale e approfondiscano i diversi aspetti della vita familiare.

Accompagnare i primi anni della vita matrimoniale

35. I primi anni di matrimonio sono un periodo vitale e delicato durante il quale le coppie crescono
nella consapevolezza delle sfide e del significato del matrimonio. Di qui l’esigenza di un
accompagnamento pastorale che vada oltre la celebrazione del sacramento. Risulta di grande
importanza in questa pastorale la presenza di coppie con esperienza. La parrocchia è considerata
come il luogo ideale dove coppie esperte possono essere messe a disposizione di quelle più giovani.
Occorre incoraggiare le coppie a un atteggiamento fondamentale di accoglienza del grande dono dei
figli. Va sottolineata l’importanza della spiritualità familiare e della preghiera, incoraggiando le
coppie a riunirsi regolarmente per promuovere la crescita della vita spirituale e la solidarietà nelle
esigenze concrete della vita. Liturgie significative, pratiche devozionali e Eucaristie celebrate per le
famiglie, sono state menzionate come vitali per favorire l’evangelizzazione attraverso la famiglia.

Il positivo nelle unioni civili e nelle convivenze

36. Una sensibilità nuova della pastorale odierna, consiste nel cogliere la realtà positiva dei
matrimoni civili e, fatte le debite differenze, delle convivenze. Occorre che nella proposta
ecclesiale, pur presentando con chiarezza l’ideale, indichiamo anche elementi costruttivi in quelle
situazioni che non corrispondono ancora o non più a tale ideale.

37. È stato anche notato che in molti paesi un "crescente numero di coppie convivono
ad
experimentum
, senza alcun matrimonio né canonico, né civile" (Instrumentum Laboris, 81). In
Africa questo avviene specialmente nel matrimonio tradizionale, contratto fra famiglie e spesso
celebrato in diverse tappe. Di fronte a tali situazioni, la Chiesa è chiamata ad essere "sempre la casa
aperta del Padre […] dove c’è posto per ciascuno con la sua via faticosa" (
Evangelii Gaudium, 47) e
a venire incontro a chi sente la necessità di riprendere il suo cammino di fede, anche se non è
possibile celebrare il matrimonio canonico.

38. Anche in Occidente è in continua crescita il numero di coloro che, dopo aver vissuto insieme da
lungo tempo, chiedono la celebrazione del matrimonio in Chiesa. La semplice convivenza è spesso
scelta a causa della mentalità generale, contraria alle istituzioni ed agli impegni definitivi, ma anche
per l’attesa di una sicurezza esistenziale (lavoro e salario fisso). In altri paesi le unioni di fatto sono
molto numerose, non per motivo del rigetto dei valori cristiani sulla famiglia e sul matrimonio, ma
soprattutto per il fatto che sposarsi è un lusso, cosicché la miseria materiale spinge a vivere in
unioni di fatto. Anche in tali unioni è possibile cogliere autentici valori familiari o almeno il
desiderio di essi. Occorre che l’accompagnamento pastorale parta sempre da questi aspetti positivi.

39. Tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in
opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo. Si
tratta di accoglierle e accompagnarle con pazienza e delicatezza. A questo scopo è importante la
testimonianza attraente di autentiche famiglie cristiane, come soggetti dell’evangelizzazione della
famiglia.

Curare le famiglie ferite (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati)

40. Nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose. Riconfermando con
forza la fedeltà al Vangelo della famiglia, i Padri sinodali, hanno avvertito l’urgenza di cammini
pastorali nuovi, che partano dall’effettiva realtà delle fragilità familiari, riconoscendo che esse, il
più delle volte, sono più "subite" che scelte in piena libertà. Si tratta di situazioni diverse per fattori
sia personali che culturali e socio-economici. Non è saggio pensare a soluzioni uniche o ispirate alla
logica del "tutto o niente". Il dialogo e il confronto vissuti nel Sinodo dovranno continuare nelle
Chiese locali, coinvolgendo le loro diverse componenti, in maniera che le prospettive che si sono
delineate possano trovare la loro piena maturazione nel lavoro della prossima Assemblea Generale
Ordinaria. La guida dello Spirito, costantemente invocato, permetterà a tutto il popolo di Dio di
vivere la fedeltà al Vangelo della famiglia come misericordioso prendersi cura di tutte le situazioni
di fragilità.

41. Ogni famiglia ferita va innanzitutto ascoltata con rispetto e amore facendosi compagni di
cammino come il Cristo con i discepoli sulla strada di Emmaus. Valgono in maniera particolare per
queste situazioni le parole di Papa Francesco: «La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti,
religiosi e laici – a questa "arte dell’accompagnamento", perché tutti imparino sempre a togliersi i
sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cf.
Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo
salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo
tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana» (
Evangelii Gaudium, 169).

42. Un tale discernimento è indispensabile per i separati e i divorziati. Va rispettata soprattutto la
sofferenza di coloro che hanno subito ingiustamente la separazione e il divorzio. Il perdono per
l’ingiustizia subita non è facile, ma è un cammino che la grazia rende possibile. Parimenti va
sempre sottolineato che è indispensabile farsi carico in maniera leale e costruttiva delle
conseguenze della separazione o del divorzio sui figli: essi non possono diventare un "oggetto" da
contendersi e vanno cercate le forme migliori perché possano superare il trauma della scissione
familiare e crescere in maniera il più possibile serena.

43. Diversi Padri hanno sottolineato la necessità di rendere più accessibili ed agili le procedure per
il riconoscimento dei casi di nullità. Tra le proposte sono stati indicati il superamento della necessità
della doppia sentenza conforme; la possibilità di determinare una via amministrativa sotto la
responsabilità del vescovo diocesano; un processo sommario da avviare nei casi di nullità notoria.
Secondo proposte autorevoli, andrebbe poi considerata la possibilità di dare rilevanza alla fede dei
nubendi in ordine alla validità del sacramento del matrimonio. Va ribadito che in tutti questi casi si
tratta dell’accertamento della verità sulla validità del vincolo.

44. Circa le cause matrimoniali lo snellimento della procedura, richiesto da molti, oltre alla
preparazione di sufficienti operatori, chierici e laici con dedizione prioritaria, esige di incrementare
la responsabilità del vescovo diocesano, il quale nella sua diocesi potrebbe incaricare un sacerdote
debitamente preparato che possa gratuitamente consigliare le parti sulla validità del loro
matrimonio.

45. Le persone divorziate ma non risposate vanno invitate a trovare nell’Eucaristia il cibo che le
sostenga nel loro stato. La comunità locale e i pastori devono accompagnare queste persone con
sollecitudine, soprattutto quando vi sono figli o è grave la loro situazione di povertà.

46. Anche le situazioni dei divorziati risposati esigono un attento discernimento e un
accompagnamento carico di rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire
discriminati. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede
e della sua testimonianza dell’indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura
la sua carità.

47. Riguardo alla possibilità di accedere ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia, alcuni
hanno argomentato a favore della disciplina attuale in forza del suo fondamento teologico, altri si
sono espressi per una maggiore apertura a condizioni ben precise quando si tratta di situazioni che
non possono essere sciolte senza determinare nuove ingiustizie e sofferenze. Per alcuni l’eventuale
accesso ai sacramenti occorrerebbe fosse preceduto da un cammino penitenziale – sotto la
responsabilità dal vescovo diocesano –, e con un impegno chiaro in favore dei figli. Si tratterebbe di
una possibilità non generalizzata, frutto di un discernimento attuato caso per caso, secondo una
legge di gradualità, che tenga presente la distinzione tra stato di peccato, stato di grazia e
circostanze attenuanti.

48. Suggerire di limitarsi alla sola "comunione spirituale" per non pochi Padri sinodali pone alcuni
interrogativi: se è possibile la comunione spirituale, perché non poter accedere a quella
sacramentale? È stato perciò sollecitato un maggiore approfondimento teologico a partire dai legami
tra sacramento del matrimonio e Eucaristia in rapporto alla Chiesa-sacramento. Parimenti va
approfondita la dimensione morale della problematica, ascoltando e illuminando la coscienza dei
coniugi.

49. Le problematiche relative ai matrimoni misti sono ritornate sovente negli interventi dei Padri
sinodali. La diversità della disciplina matrimoniale delle Chiese ortodosse pone in alcuni contesti
problemi gravi ai quali è necessario che siano date risposte adeguate in comunione con il Papa. Lo
stesso vale per i matrimoni interreligiosi.

Accogliere le persone omosessuali

50. Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana: siamo in grado di
accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità? Spesso
esse desiderano incontrare una Chiesa che sia casa accogliente per loro. Le nostre comunità sono in
grado di esserlo accettando e valutando il loro orientamento sessuale, senza compromettere la
dottrina cattolica su famiglia e matrimonio?

51. La questione omosessuale ci interpella in una seria riflessione su come elaborare cammini
realistici di crescita affettiva e di maturità umana ed evangelica integrando la dimensione sessuale:
si presenta quindi come un’importante sfida educativa. La Chiesa peraltro afferma che le unioni fra
persone dello stesso sesso non possono essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna. Non è
nemmeno accettabile che si vogliano esercitare pressioni sull’atteggiamento dei pastori o che
organismi internazionali condizionino aiuti finanziari all’introduzione di normative ispirate
all’ideologia del
gender.

52. Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi
sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei
partners. Inoltre, la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello
stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli.

La trasmissione della vita e la sfida della denatalità

53. Non è difficile constatare il diffondersi di una mentalità che riduce la generazione della vita a
una variabile della progettazione individuale o di coppia. I fattori di ordine economico esercitano un
peso talvolta determinante contribuendo al forte calo della natalità che indebolisce il tessuto sociale,
compromette il rapporto tra le generazioni e rende più incerto lo sguardo sul futuro. L’apertura alla
vita è esigenza intrinseca dell'amore coniugale.

54. Probabilmente anche in questo ambito occorre un linguaggio realista, che sappia partire
dall'ascolto delle persone e sappia dar ragione della bellezza e della verità di una apertura
incondizionata alla vita come ciò di cui l'amore umano ha bisogno per essere vissuto in pienezza. È
su questa base che può poggiare un adeguato insegnamento circa i metodi naturali, che consenta di
vivere in maniera armoniosa e consapevole la comunicazione tra i coniugi, in tutte le sue
dimensioni, insieme alla responsabilità generativa. In questa luce va riscoperto il messaggio
dell’Enciclica
Humanae Vitae di Paolo VI,che sottolinea il bisogno di rispettare la dignità della
persona nella valutazione morale dei metodi di regolazione della natalità.

55. Occorre perciò aiutare a vivere l'affettività, anche nel legame coniugale, come un cammino di
maturazione, nella sempre più profonda accoglienza dell'altro e in una donazione sempre più piena.
Va ribadita in tal senso la necessità di offrire cammini formativi che alimentino la vita coniugale e
l'importanza di un laicato che offra un accompagnamento fatto di testimonianza viva. È
indubbiamente di grande aiuto l’esempio di un amore fedele e profondo fatto di tenerezza, di
rispetto, capace di crescere nel tempo e che nel suo concreto aprirsi alla generazione della vita fa
l'esperienza di un mistero che ci trascende.

La sfida dell'educazione e il ruolo della famiglia nell’evangelizzazione

56. La sfida fondamentale di fronte a cui si trovano le famiglie oggi è sicuramente quella educativa,
resa più impegnativa e complessa dalla realtà culturale dell'oggi. Vanno tenute in debito conto le
esigenze e le attese di famiglie capaci di testimonianza nella vita quotidiana, luoghi di crescita, di
concreta ed essenziale trasmissione delle virtù che danno forma all'esistenza.

57. La Chiesa può svolgere in questo un ruolo prezioso di sostegno alle famiglie, partendo
dall'iniziazione cristiana, attraverso comunità accoglienti. Ad essa è chiesto, oggi ancor più di ieri,
nelle situazioni complesse come in quelle ordinarie, di sostenere i genitori nel loro impegno
educativo, accompagnando bambini, ragazzi e giovani nella loro crescita attraverso cammini
personalizzati capaci di introdurre al senso pieno della vita e di suscitare scelte e responsabilità,
vissute alla luce del Vangelo.

Conclusione

58. Le riflessioni proposte, frutto del dialogo sinodale svoltosi in grande libertà e in uno stile di
reciproco ascolto, intendono porre questioni e indicare prospettive che dovranno essere maturate e
precisate dalla riflessione delle Chiese locali nell’anno che ci separa dall’Assemblea Generale
Ordinaria del Sinodo dei vescovi prevista per l’ottobre 2015. Non si tratta di decisioni prese né di
prospettive facili. Tuttavia il cammino collegiale dei vescovi e il coinvolgimento dell’intero popolo
di Dio sotto l’azione dello Spirito Santo potranno guidarci a trovare vie di verità e di misericordia
per tutti. È l’auspicio che sin dall’inizio dei nostri lavori Papa Francesco ci ha rivolto invitandoci al
coraggio della fede e all’accoglienza umile e onesta della verità nella carità.