mercoledì 28 novembre 2012

Rileggiamo l'Enciclica Redemptoris Missio di Giovanni Paolo II




L'11 ottobre scorso siamo entrati nell'anno della Fede.All'inizio di questo anno sembra opportuno riflettere sul tema della  Nuova Evangelizzazione.In particolare mi sembra giusto ricordare una importante Enciclica del beato Giovanni Paolo II.Si tratta della Redemptoris Missio.

Si può leggere il testo completo di questa Eniclica a questo link http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_07121990_redemptoris-missio_it.html

Questa Enciclica,scritta nel 1990,tratta della missionarietà della Chiesa e della sua fondamentale importanza nel mondo di oggi.A distanza di più di venti anni questo testo rimane attuale.Nonostante però l'insistenza degli ultimi Papi , si nota ,in tanti cristiani e parrocchie,anche qualche appartenente al Cammino,una sostanziale acquiescenza,un certo immobilismo,un comportamento poco missionario.Bisogna riconoscere,senza voler giudicare nessuno,che c'è ancora tanta difficoltà ad entrare nella mentalità e nella dinamica  missionaria e che si indugia ancora troppo nella pastorale basata esclusivamente sull'amministrazione di Sacramenti a fedeli ,spesso,anche poco preparati a riceverli.Kiko Arguello,molto opportunamente,definisce questo tipo di pastorale con un eufemismo chiamandola: pastorale del "tempio",che consiste unicamente nel recarsi in chiesa(tempio) per il culto ma che non ha alcuna ricaduta nella vita quotidiana nè slancio missionario verso coloro che hanno abbandonato la vita cristiana.

Certamente non si vuole proporre una pastorale senza Sacramenti nè abbandonare la struttura  della parrocchia ,che deve restare, ma di abbandonare quegli schemi superati. che mostrano le rugheDel resto Kiko Arguello ha tante volte detto che il beato Giovanni Paolo II nel 1985,in un simposio di Vescovi,facendo un analisi molto seria e ben fatta della situazione europea di secolarizzazione,di scristianizzazione,di crisi della Fede  chiedeva aì Vescovi di abbandonare gli schemi atrofizzati per aprirsi alle nuove realtà che lo Spirito sta suscitando per aiutare la sua Chiesa di fronte alle difficoltà del terzo millennio.


 Vorrei proporre due stralci di questa Enciclica come spunto di riflessione in questo anno della Fede che chiama tutti i battezzati ad un rinnovato slancio missionario.

Alcuni cristiani pensano ancora che l'Evangelizzazione,la missione sia compito esclusivo del Clero;Bisogna sfatare questo erroneo convincimento,infatti tutti i battezzati,seppure con compiti e in forme diverse,sono chiamati a collaborare all' attività missionaria della Chiesa,ad annunciare il Vangelo,in forza del battesimo,principalmente con l'esempio della vita, ma anche con la forza dell'annuncio perchè la Fede viene attraverso la stoltezza della predicazione come dice S.Paolo(1 Cor 1,21)

"1 Corinzi 1,21

Poiché,infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione".

Dall'Enciclica Redemptoris Missio


Tutti i laici sono missionari in forza del battesimo

71.I pontefici dell'età più recente hanno molto insistito sull'importanza del ruolo dei laici nell'attività missionaria.

Nell'Esortazione Christifideles laici anch'io ho trattato esplicitamente della «missione permanente di portare il Vangelo a quanti e sono milioni e milioni di uomini e di donne - ancora non conoscono Cristo redentore dell'uomo»  e del corrispondente impegno dei fedeli laici. La missione è di tutto il popolo di Dio: anche se la fondazione di una nuova chiesa richiede l'eucaristia e, quindi, il ministero sacerdotale, tuttavia la missione, che si esplica in svariate forme, è compito di tutti i fedeli. La partecipazione dei laici all'espansione della fede risulta chiara, fin dai primi tempi del cristianesimo, a opera sia di singoli fedeli e famiglie, sia dell'intera comunità. Ciò ricordava già Pio XII, richiamando nella prima Enciclica missionaria le vicende delle missioni laicali.  Nei tempi moderni non è mancata la partecipazione attiva dei missionari laici e delle missionarie laiche. Come non ricordare l'importante ruolo svolto da queste, il loro lavoro nelle famiglie, nelle scuole, nella vita politica. sociale e culturale e, in particolare, il loro insegnamento della dottrina cristiana? Bisogna anzi riconoscere - ed è un titolo di onore che alcune chiese hanno avuto inizio grazie all'attività dei laici e delle laiche missionarie. Il Vaticano II ha confermato questa tradizione, illustrando il carattere missionario di tutto il popolo di Dio in particolare l'apostolato dei laici e sottolineando il contributo specifico che essi son chiamati a dare nell'attività missionaria. La necessità che tutti i fedeli condividano tale responsabilità non e solo questione di efficacia apostolica, ma è un dovere-diritto fondato sulla dignità battesimale per cui «i fedeli partecipano, per la loro parte, al triplice ufficio - sacerdotale profetico e regale di Gesù Cristo» Essi, perciò, «sono tenuti all'obbligo generale e hanno diritto di impegnarsi, sia come singoli, sia riuniti in associazioni, perché l'annunzio della salvezza sia conosciuto e accolto da ogni uomo in ogni luogo; tale obbligo li vincola ancor di più in quelle situazioni in cui gli uomini non possono ascoltare il Vangelo e conoscere Cristo se non per mezzo loro».  Inoltre, per l'indole secolare. che è loro propria, hanno la particolare vocazione a «cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e orientandole secondo Dio».I settori di presenza e di azione missionaria dei laici sono molto ampi. «Il primo campo... è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale dell'economia...» sul piano locale, nazionale e internazionale. All'interno della chiesa si presentano vari tipi di servizi, funzioni, ministeri e forme di animazione della vita cristiana. Ricordo, quale novità emersa in non poche chiese nei tempi recenti, il grande sviluppo dei «movimenti ecclesiali», dotati di dinamismo missionario. Quando si inseriscono con umiltà nella vita delle chiese locali e sono accolti cordialmente da Vescovi e sacerdoti nelle strutture diocesane e parrocchiali, i movimenti rappresentano un vero dono di Dio per la nuova evangelizzazione e per l'attività missionaria propriamente detta. Raccomando, quindi, di diffonderli e di avvalersene per ridare vigore, soprattutto tra i giovani, alla vita cristiana e all'evangelizzazione, in una visione pluralistica dei modi di associarsi e di esprimersi. Nell'attività missionaria sono da valorizzare le varie espressioni del laicato, rispettando la loro indole e finalità: associazioni del laicato missionario, organismi cristiani di volontariato internazionale, movimenti ecclesiali, gruppi e sodalizi di vario genere siano impegnati nella missione ad gentes e nella collaborazione con le chiese locali. In questo modo sarà favorita la crescita di un laicato maturo e responsabile, la cui «formazione... si pone nelle giovani chiese come elemento essenziale e irrinunciabile della plantatio ecclesiale».