sabato 10 novembre 2012

Gli "osservatori"sono degli ignoranti questo è il problema!




Menorah Trivulzio risalente ai primi anni del duecento presente nel Duomo di Milano.
 

Ho perso il conto delle volte nelle quali  ho parlato del candelabro a nove bracci ma evidentemente la  cervice di chi scrive sul blog "osservatorio" è più dura di quella degli ebrei che uscirono dall'egitto.Sono veramente di nuca dura!!

Il candelabro che le comunità neocatecumenali pongono sull'altare è a nove bracci non a sette.Ma a mio parere anche se fosse a sette bracci non sarebbe in contraddizione con le norme liturgiche nè con la tradizione cattolica  dato che la stessa tradizione cristiana di porre i ceri sull'altare deriva dalla tradizione ebraica della menorah anzi il candelabro ebraico stesso è entrato nella tradizione cattolica.

Consultando il sito http://it.cathopedia.org/wiki/Candelabro è possibile vedere un breve excursus storico del candelabro sull'altare il sito descrive vari tipi di candelabri tra cui quello a sette bracci:

"Candelabro a sette bracci

Oggetto di tipologia ebraica la cui forma si ispira al tradizionale candelabro del Tempio di Gerusalemme (Menorah) venne recuperato nel Cristianesimo come simbolo dei sette Sacramenti ed entrò nella liturgia in epoca medievale".

Il sito cathopedia quindi ribadisce quanto da noi detto cioè che i sette candelabri che si pongono sull'altare  anche ad paretes,altro non sono che la riproposizione,in chiave cristiana,della Menorah che c'era nel tempio di Gerusalemme.

In una maniera generale, è possibile dire che i ceri dell’altare si ricollegano al cero pasquale che rappresenta la "colonna di fuoco" e il Cristo resuscitato. Nella messa siriaca, troviamo due belle preghiere che vengono recitate mentre si accendono i ceri pasquali e che ricordano ai fedeli il fatto che Gesù è la vera luce:

"Gesù pieno di luce, per la tua Luce noi vediamo la luce. Tu sei la vera luce che illumina tutte le creature; illuminaci con la Tua bella luce, icona del Padre celeste". "Puro e Santo che vivi nelle sfere della luce, allontana da noi le passioni malvage e i pensieri impuri. Aiutaci a fare le opere della giustizia con purezza di cuore".

Ma questo significato generale dei ceri in se stessi si sdoppia con un significato particolare che risulta dal numero dei ceri utilizzati. E’ su quest’ultimo punto, assolutamente il meno conosciuto, che intendiamo insistere. Per celebrare la Messa  Tridentina sono normalmente necessari sei ceri sull’altare, disposti ai lati della Croce in due gruppi di tre. Ora, è quasi certo che questi sei ceri dovevano in verità essere sette, perché è quanto meno sicuro che questi ceri ricordano il candelabro a sette braccia degli Israeliti.

E’ per tale motivo che un tempo, in molte chiese ,come a Vienne, Lione, Rouen ,si poteva notare una trave con sette ceri che attraversava tutta la larghezza del santuario e che era espressamente destinata a rappresentare il candelabro ebraico.

D’altra parte, alla messa in presenza di un vescovo, si trovano sull’altare dei ceri, ma davanti al candelabro centrale. Stabilito questo una volta per tutte, è dunque riportandosi al simbolismo del candelabro israelita che si potrà tentare di definire quello dei nostri luminari.La menoràh è il nome del candelabro del Tempio di Gerusalemme che era posto a sinistra dell’altare degli incensi. Essa era costituita da un fusto centrale dritto e da sei bracci ricurvi, a semicerchi concentrici. Le sette braccia comunicavano fra loro attraverso dei canali interni piani d’olio d’oliva consacrato che alimentava le lampade. Come lo stesso Tempio e come l’arca dell’alleanza, la Menoràh fu eseguita secondo un modello celeste visto da Mosè sulla montagna (Nm 8,4. le indicazioni relative a questo oggetto di culto si trovano in Es 25,31-40;37,17-24 e Lv 24,1-4;6,5-6).Se la Menoràh è passata dal culto ebraico al culto cristiano, è perché essa appartiene anche al Nuovo Testamento. In effetti, nell’Apocalisse Cristo appare attorniato da sette candelabri d’oro (Ap 2,1) e questa apparizione assomiglia stranamente a quella che ricevete il profeta Zaccaria.


Secondo una spiegazione di Don Ivo Finotti apparsa sulla rivista Liturgia ‘culmen et fons’ (dicembre 2010) i sette candelabri derivano da quanto scritto in Apocalisse

I sette candelabri d’oro

Una parola deve essere detta sull’uso antico dei sette candelabri nella celebrazione stazionale del vescovo. La norma, anche se facoltativa, è ancora prevista sia dal Messale Romano (OGMR, 117), come dal Cerimoniale dei Vescovi (CE,125,128). I sette candelabri sono posti sull’altare e anche portati nella processione introitale e finale. E’ interessante il loro simbolismo attinto dall’Apocalisse 1, 12-13. 16. 20:

“… vidi sette candelabri d’oro e in mezzo ai candelabri c’era uno simile a figlio di uomo… nella destra teneva sette stelle… Questo è il senso recondito delle sette stelle che hai visto nella mia destra e dei sette candelabri d’oro, ec-colo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e le sette lampade sono le sette Chiese”.


La visione dell’Apocalisse viene resa plastica nella Croce posta al centro dell’altare attorniata da sette candelabri. Tale visione riconduce all’esercizio del sacerdozio celeste del Kyrios, che si attua pure nel sacrificio sacramentale che si compie sull’altare terrestre. Si evidenzia in tal modo la dimensione gloriosa del sacerdozio e del sacrificio eucaristico, che si attua sotto il velo del sacramento: è il Kyrios, risorto e glorificato che presiede, nel fluire del tempo, mediante il ministero del Vescovo, l’unico ed eterno sacrificio, che perennemente è offerto sull’altare del cielo. Il riferimento poi alle sette Chiese, afferma la pienezza della liturgia pontificale, nella quale si attua col massimo grado sacramentale, localmente, il mistero della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica (SC, 41). Il simbolo è ulteriormente specificato in Apocalisse 4, 5: “…sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio” (cfr. Zc 4, 10). L’uso dei sette candelabri afferma anche la pienezza dell’effusione dello Spirito Santo, lì dove il Vescovo presiede solennemente alla celebrazione del divin Sacrificio.E’ evidente che l’insieme di questi simboli conviene in modo sommo alla celebrazione papale, termine di comunione universale di tutte le Chiese e massima presenza dello Spirito che aleggia sulla Chiesa".

Il significato quindi dei sette ceri secondo Don Ivo è quello delle sette Chiese,ma anche dei sette spiriti di Dio e richiama Zaccaria 4,10.Leggendo questo brano di Zc partendo dal versetto 1 leggiamo


Zaccaria 4,1-10

1 L'angelo che mi parlava venne a destarmi, come si desta uno dal sonno, 2 e mi disse: «Che cosa vedi?». Risposi: «Vedo un candelabro tutto d'oro; in cima ha un recipiente con sette lucerne e sette beccucci per le lucerne. 3 Due olivi gli stanno vicino, uno a destra e uno a sinistra». 4 Allora domandai all'angelo che mi parlava: «Che cosa significano, signor mio, queste cose?». 5 Egli mi rispose: «Non comprendi dunque il loro significato?». E io: «No, signor mio».6 Egli mi rispose: «Questa è la parola del Signore a Zorobabele: Non con la potenza né con la forza, ma con il mio spirito, dice il Signore degli eserciti! 7 Chi sei tu, o grande monte? Davanti a Zorobabele diventa pianura! Egli estrarrà la pietra, quella del vertice, fra le acclamazioni: Quanto è bella!».8 Mi fu rivolta questa parola del Signore: 9 «Le mani di Zorobabele hanno fondato questa casa: le sue mani la compiranno e voi saprete che il Signore degli eserciti mi ha inviato a voi. 10 Chi oserà disprezzare il giorno di così modesti inizi? Si gioirà vedendo il filo a piombo in mano a Zorobabele. Le sette lucerne rappresentano gli occhi del Signore che scrutano tutta la terra".

 

 

 

L'allusione alla menorah è evidente anche se vista in chiave cristiana!Fermo restando che nel CNC si usa un candelabro a nove bracci,anche un candelabro a sette bracci non sarebbe fuori posto dato che appartiene alla tradizione cattolica.


Il problema degli "Osservatori"è l'ignoranza, la malafede e la superbia!Si istruiscano l'ignoranza colpevole e la malafede sono peccato mortale.