sabato 15 settembre 2012

E' sbagliato vivere gioiosamente l'Eucarestia?

G.P.II che fa la fractio panis Porto San Giorgio



Alcuni rimproverano al Cammino di vivere l'Eucarestia in modo chiassoso,gioioso oltre il lecito.Secondo costoro (gli osservatori)ciò non sarebbe lecito,opportuno.Manifestare visibilmente la gioia nella Messa sarebbe quasi un sacrilegio.Dicono,la gioia è un fatto interiore,che non deve essere manifestato esteriormente giustificando questa affermazione con  la natura sacrificale dell'Eucarestia.Essi dicono:Gesù si offre come vittima nell'Eucarestia,riattualizzando il  mistero della passione e morte,pertanto il comportamento dovrebbe essere,secondo loro, tutto un inginocchiarsi,un battersi il petto, serioso.In questo ragionamento c'è un errore di fondo perchè non si tiene conto che ,se è vero che nell'Eucarestia si riattualizza la passione e morte di Gesù, è altrattanto vero che essa si riattualizza in modo incruento.La passione e morte di Gesù nell'Eucarestia si riattualizza misticamente in modo non violento perchè .Gesù ,dopo la resurrezione ,vive in uno stato di gloria alla destra del PadreNon a caso il Messale la chiama  la"beata passione".La passione di Cristo sul Golgota fu amara e sofferente quella  che si riattualizza sull'altare è beata. .Gli "Osservatori" invece pensano che Gesù nella Messa soffra materialmente,ricordo una certa Caterina 63, che scriveva qualche tempo fa sul blog "Osservatorio",che sosteneva che la Messa fosse un dramma pertanto non c'era nulla di cui gioire.Ma sappiamo che questo non è esatto!Nella Messa Gesù non soffre nuovamente i dolori della passione,ma riattualizza misticamente,misteriosamente e per amore la sua passione e morte.
Secondo il filone di pensiero degli "Osservatori". quindi ogni atteggiamento gioioso sarebbe fuori luogo.Spesso se la prendono con la danza che le Comunità Neocatecumenali fanno dopo la fine della  Messa attorno alla mensa.Ricordiamo che la danza anzitutto non è un atto liturgico perchè viene fatta a Messa terminata,poi viene omessa nella quaresima. I  nostri amici "Osservatori"la bollano come "pagliacciata".

Ma è prioprio vero che l'atteggiamento alla Messa deve essere serioso e l'Eucarestia non è anche una festa? Su questo punto vorrei offrire una riflessione  del Cardinale  J.Ratzinger    

"Tratto da:" Teologia liturgica. La fondazione sacramentale dell’esistenza cristiana (Opera omnia 11), Libreria Editrice Vaticana 2010, 441-448 del Card. Joseph Ratzinger

Dopo aver affermato che “la crisi della liturgia, e quindi della Chiesa, in cui continuiamo a trovarci è dovuta solo in minima parte alla differenza tra vecchi e nuovi libri liturgici”, Ratzinger denuncia una visione della liturgia i cui concetti dominanti “si possono riassumere nelle parole-chiave ‘creatività’, ‘libertà’, ‘festa’, ‘comunità’ ”.In seguito, volendo contrapporre a questa visione la vera natura della celebrazione liturgica, Ratzinger parte dalla liturgia come festeggiamento:

la liturgia ha per sua natura il carattere della festa”, e nota che “nella festa è in gioco la libertà e nella libertà l’essere autentico che sta dietro i ruoli”. Ebbene, “nella storia delle religioni la festa ha sempre avuto carattere cosmico ed universale. Essa cerca di rispondere alla domanda sulla morte, riferendosi all’universale potenza vitale del cosmo”. Da parte sua, “l’inderivabile novità del cristianesimo è la risposta alle domande comuni di tutti gli uomini e per questo deve essere riferita ad un fondamentale contesto antropologico, senza il quale proprio questa novità rimane incompresa”.
L’Eucaristia è per natura sua una festa della Risurrezione, Mysterium Paschae. In quanto tale porta in sé il mistero della Croce, che è appunto l’intima premessa della Risurrezione”. Ecco quindi che “la libertà che è in gioco nella festa cristiana – nell’Eucaristia – non è la libertà di inventare testi, ma la liberazione del mondo e di noi stessi dalla morte, liberazione che sola può renderci capaci di accogliere la verità e di amarci reciprocamente nella verità”. E’chiaro quindi che “la liturgia come festa va oltre l’ambito delle realtà fattibili e fatte; essa introduce nell’ambito di ciò che è dato”. E’ quindi chiaro che se la liturgia è qualcosa di dato non è alla disponibilità creatrice della singola comunità o del singolo liturgo. “Del resto, questa non-facoltatività delle parti essenziali della liturgia è proprio anche la garanzia della vera libertà dei fedeli: solo così essi hanno la sicurezza di non trovarsi in balia di una qualsiasi trovata di un singolo o di un gruppo, ma di incontrare ciò che vincola anche il parroco, il Vescovo e il Papa e dà a tutti lo spazio della libertà per una loro personale assimilazione del mistero destinato a tutti noi”.