giovedì 2 agosto 2012




Vorrei offrire questo questo brano del teologo Joseph Ratzinger (“Opera omnia. Teologia della liturgia”, LEV 2010, p. 308)Questo è l’inizio di un lungo studio sul “problema della transustanziazione e la questione del significato dell’eucaristia.Faccio notare che il Card. Ratzinger riconosce che fino al Novecento inoltrato la teologia cattolica, interpretò l’ostia “semplicemente come il luogo della presenza di Dio, come il trono terreno di Dio, davanti al quale si compie l’atto di adorazione, quasi dimenticando, in contrasto con il senso originario dell’istituzione, l’invito alla comunione conviviale”. Queste parole descrivono il modo di intendere l'Eucarestia dei Tradizionalisti e dei partecipanti  al Blog "Osservatorio sul Cammino Neocatecumenale secondo verità".

Credo che queste parole del Card.Ratzinger dovrebberio far riflettere i nostri amici "Osservatori" i quali ci accusano spesso di non credere alla Transustanziazione,alla presenza reale di Cristo nell'Eucarestia e muovono accuse secondo le quali  quando usiamo il Pane Azzimo ci  divertiremmo a disseminare briciole ovunque per poi danzarci sopra.   

Da Teologia e Liturgia di Joseph Ratzinger LEV 2010 pag.308


"Ancora qualche anno fa sembrava che il tema della “transustanziazione” anche nella teologia cattolica suscitasse ormai poco interesse. Non si contestava il dogma tridentino, ma nella discussione teologica si preferiva evitarlo aggirandolo rispettosamente da lontano, e questo per molteplici motivi. Già la sola parola sembrava suscitare troppo il ricordo di un tipo di teologia vicina a trasformarsi in pura filosofia dimenticando, a causa di litigi fatti di sofistiche discussioni concettuali, il suo vero compito: l’assimilazione della Parola rivelata mediante la sua comprensione, in funzione dell’annuncio del messaggio di salvezza. Affiorava, per giunta, con la parola “transustanziazione” il ricordo di quell’autoalienazione della dottrina eucaristica, ampiamente dominante fino al Novecento inoltrato, in cui il fulcro interiore del Sacramento si spostò dall’attivo stare insieme con il Signore risorto che ci offre la comunione conviviale con se stesso, verso una visione statico-ontologica, in base alla quale, in un atteggiamento spirituale di forte tendenza monofisitica e tralasciando l’umanità di Gesù Cristo, l’ostia venne interpretata semplicemente come il luogo della presenza di Dio, come il trono terreno di Dio, davanti al quale si compie l’atto di adorazione, quasi dimenticando, in contrasto con il senso originario dell’istituzione, l’invito alla comunione conviviale».

Riflettete "Osservatori"!!!