Cari amici vorrei riflettere sull'ultimo thread proprosto dal blog"Osservatorio"s.Ne propongo solo la parte finale per brevità ma anche perchè non trovo errori.Nella parte finale invece si trovano errori che vorrei evidenziare.
Il thread afferma:
"Ecco perché l'Altare (e non la tavola da pranzo) simboleggia il Calvario.(Questo è un sofisma cioè un ragionamento apparentemente vero ma in realtà falso.Nessuno ha mai detto che la mensa eucaristica è una tavola da pranzo.Il termine mensa eucaristica è usato nei maggiori documenti Magisteriali.Partiamo dall'
Il thread afferma:
"Ecco perché l'Altare (e non la tavola da pranzo) simboleggia il Calvario.(Questo è un sofisma cioè un ragionamento apparentemente vero ma in realtà falso.Nessuno ha mai detto che la mensa eucaristica è una tavola da pranzo.Il termine mensa eucaristica è usato nei maggiori documenti Magisteriali.Partiamo dall'
OGMR n.296
"296. L’altare, sul quale si rende presente nei segni sacramentali il sacrificio della croce, è anche la mensa del Signore, alla quale il popolo di Dio è chiamato a partecipare quando è convocato per la Messa; l’altare è il centro dell’azione di grazie che si compie con l’Eucaristia".
Inoltre il ternime mensa è usato in tanti altri documenti Magisteriali.Anche le Sacre Scritture ne fanno allusione. San Paolo nella prima lettera ai Corinti 11,17 parla di Cena del Signore pertanto essendo l'Eucarestia anche una cena ne consegue che l'altare è anche mensa:
"Ora in quello che vi ordino, io non vi lodo, perché vi riunite non per il meglio, ma per il peggio, 18 prima di tutto, perché sento dire che quando vi riunite in assemblea vi sono fra voi delle divisioni; e in parte lo credo. 19 È necessario infatti che vi siano anche delle fazioni tra voi, affinché siano manifestati tra voi quelli che sono approvati. 20 Quando dunque vi riunite insieme, quello che fate non è mangiare la cena del Signore, 21 perché nel mangiare ciascuno prende prima la propria cena; e uno ha fame e l'altro è ubriaco. 22 Ora non avete delle case per mangiare e bere? O disprezzate la chiesa di Dio e fate vergognare quelli che non hanno nulla? Che vi dirò? Vi loderò? In questo non vi lodo".
Ecco perché ai piedi dell'altare, prima di salirvi il sacerdote recita (e il popolo risponde) i salmi delle ascensioni (tutte le principali tappe della Storia della Salvezza accadono su un "monte"). Ecco perché sull'altare è posto il "corporale", che simboleggia la sacra Sindone. Quando il sacerdote lascia cadere la ‘vittima’ sul corporale lo fa sotto il crocifisso posto sull'altare, come se fosse una “deposizione” dalla croce... lo svolgersi della celebrazione è tutto un crescendo, ma il sacrificio eucaristico inizia già nell'Offertorio, che non è un retaggio pagano, come insegnano falsi profeti recentemente inopinatamente approvati, e non è neppure una berakàh ebraica, ma il culmine dell'obbedienza del Nuovo Adamo, cioè del Signore Gesù ed è per questa che Egli è stato Risuscitato per la Vita eterna e noi con Lui, se in Lui “rimaniamo”.(Mi sembra di capire che quello a cui allude questo articolo sono le preghiere ai piedi dell'altare(introibiìo altare dei)che si recitano nella Messa Tridentina.Sono preghiere recitate dal Sacerdote ai piedi dell'altare ,in particolare il salmo 42.Furono introdotte gradualmente circa mille anni fa.Inizialmente si recitavano in Sacrestia, poi andando all’altare, infine si scelse di dirle ai piedi dell’altare medesimo.La riforma liturgica post Vaticano II le ha soppresse poichè erano un doppione del salmo responsoriale,una aggiunta che nella nuova Messa non aveva senso.Il corporale si usa anche nella nuova Messa.Che Gesù Cristo istituendo l'Eucarestia abbia pronunciato una grande berakàh non è una invenzione di Kiko e Carmen infatti lo ricorda Papa Benedetto XVI nella Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis:
"L'istituzione dell'Eucaristia
10. In tal modo siamo portati a riflettere sull'istituzione dell'Eucaristia nell'Ultima Cena. Ciò accadde nel contesto di una cena rituale che costituiva il memoriale dell'avvenimento fondante del popolo di Israele: la liberazione dalla schiavitù dell'Egitto. Questa cena rituale, legata all'immolazione degli agnelli (cfr Es 12,1-28.43-51), era memoria del passato ma, nello stesso tempo, anche memoria profetica, ossia annuncio di una liberazione futura. Infatti, il popolo aveva sperimentato che quella liberazione non era stata definitiva, poiché la sua storia era ancora troppo segnata dalla schiavitù e dal peccato. Il memoriale dell'antica liberazione si apriva così alla domanda e all'attesa di una salvezza più profonda, radicale, universale e definitiva. È in questo contesto che Gesù introduce la novità del suo dono. Nella preghiera di lode, la Berakah, Egli ringrazia il Padre non solo per i grandi eventi della storia passata, ma anche per la propria « esaltazione ». Istituendo il sacramento dell'Eucaristia, Gesù anticipa ed implica il Sacrificio della croce e la vittoria della risurrezione..."
Continua