venerdì 2 dicembre 2011

La Messa come sacrificio









Ogni volta che celebriamo la  Santa Eucarestia il sacrificio di Cristo si riattualizza e si fa presente sull'altare in modo incruento.Ma la Messa non va considerata solo nel suo valore sacrificale che pure è importantissimo.Invece alcuni,"Osservatori"compresi ,sottolineano eccessivamente questo elemento .

Nel  primo volume del Direttorio Catechetico ,gli iniziatori del Cammino, accennano anche a questa tendenza a vedere nella Santa Eucarestia solo il sacrificio di Cristo e il suo valore espiativo.In un particolare passaggio Kiko Arguello accenna alla tendenza a sottolineare eccessivamente e a vedere nell'Eucarestia esclusivamente il sacrificio di Cristo. Il Card.Ratzinger,in questa riflessione, tocca questo tema ,spiegando molto bene la differenza tra Antico e Nuovo Testamento  come bisogni considerare l'Eucarestia in tutto il suo valore e significato senza esaltare l'uno o l'altro elmento a sfavore degli altri.Nelle parole del Card.Ratzinger ritrovo gli stessi concetti espressi da Kiko e Carmen  in una delle catchesi del primo volume del Direttorio Catechetico.Per certuni considerare i vari aspetti della Eucarestia nella sua interezza equivale a ridurre l'importanza del valore sacrificale.Per capire meglio quello che voglio dire vorrei proporre la riflessione del Card.Ratzinger nella sua completezza:

da Introduzione al cristianesimo, 11a edizione, Queriniana, Brescia 1996, pp. 227-230 di Joseph Ratzinger


“Quale posizione assume la croce in seno alla fede in Gesù considerato come il Cristo? […] In questo campo la coscienza cristiana è in genere ancora largamente improntata ad una grossolana idea della teologia di espiazione risalente ad Anselmo di Canterbury […] Per molti cristiani, e specialmente per quelli che conoscono la fede solo piuttosto da lontano, le cose stanno come se la croce andasse vista inserita in un meccanismo,costituito dal diritto offeso e riparato.

Sarebbe la forma in cui la giustizia di Dio infinitamente lesa verrebbe nuovamente placata da un’infinita espiazione [..] Nel Nuovo Testamento invece, la situazione è quasi esattamente l’inversa. Non è l’uomo che s’accosta a Dio tributandogli un dono compensatore, ma è Dio che si avvicina all’uomo per accordarglielo. Per iniziativa stessa della sua potenza amorosa, egli restaura il diritto leso, giustificando l’uomo colpevole mediante la sua misericordia creatrice e richiamando alla vita la creatura morta […]
Di conseguenza, nel Nuovo Testamento la croce si presenta primariamente come un movimento discendente, dall’alto in basso. Essa non ha affatto l’aspetto di una prestazione propiziatrice che l’umanità offre allo sdegnato Iddio, bensì quello di una espressione di quel folle amore di Dio, che s’abbandona senza riserve all’umiliazione pur di redimere l’uomo; è un suo accostamento a noi, non viceversa. Con questa inversione di rotta nell’idea della espiazione, che viene a spostare addirittura l’asse dell’impostazione religiosa in genere, nel cristianesimo anche il culto e l’intera esistenza ricevono un nuovo indirizzo. Nella sfera cristiana, l’adorazione si estrinseca in primo luogo nel ricevere con animo grato l’azione salvifica di Dio. La forma essenziale del culto cristiano si chiama quindi a ragion veduta Eucaristia, cioè rendimento di grazie […] Il sacrifico cristiano non consiste in un dare a Dio ciò che Egli non avrebbe senza di noi, bensì nel nostro farci completamente ricettivi nei suoi confronti e nel lasciarci integralmente assorbire da lui. Permettere a Dio di operare su di noi: ecco la quintessenza del sacrificio cristiano”.