giovedì 18 settembre 2014

La Chiesa è contraria alla famiglia numerosa?Assolutamente no!



Secondo alcuni sedicenti pseudo cattolici sarebbe sbagliato crescere una famiglia molto numerosa.Ci si dovrebbe limitare a pochi figli ,due al massimo,come è oggi di moda.Per giustifcare questa mentalità, non cattolica e condannata dagli ultimi Papi, si sono inventati addirittura un orrendo termine,:"l'apertura alla vita indiscriminata".Un modo di dire sbagliato contraddittorio,non certo dettato dalla fede cattolica.

Si tratta evidentemente di un ragionamento contraddittorio,falso.Per un vero cattolico non esiste apertura alla vita indiscriminata perchè ogni vita umana è sempre, in ogni caso, un dono di Dio,mai un problema da evitare.La vita è una benedizione di Dio,non può essere mai un qualcosa di negativo.Aprirsi alla trasmissione della vita significa aprirsi a Dio,alla sua paternità,alla sua attività creatrice, non può mai essere considerata indiscriminata.Siamo dunque di fronte ad un sofisma senza senso,dettato da malafede e ignoranza.

Mi piacerebbe chiedere ,a chi ha detto questa scemenza,quale sarebbe il criterio corretto dell'apertura alla vita?In Italia,mancano all'appello, milioni di bambini ,non nati a causa dell'aborto,della contraccezione,
purtroppo anche in ambito cattolico.Siamo il paese del mondo meno prolifco.Come ha evidenziato la Conferenza Episcopale Italiana,la maggior parte delle famiglie, ha massimo due figli e ciò sta causando un disastro demografico.Sono rare le famiglie che hanno tre o più figli.E' evidente dunque che ,se c'è qualcosa di indiscriminato ,è stata la mentalità della stragrande maggioranza delle coppie che ci ha condotto alla denatalità. Si parla di suicidio demografico,non perchè ci si è aperti troppo alla vita ma per il contrario cioè perchè non si sono fatti abbastanza figli.Ciò causerà  gravi problemi sociali.

Quindi il criterio giusto per l'apertura alla vita, non è certo quello adottato dalla nostra società nè quello seguito da tanti coniugi anche cattolici,nè quello suggerito da certi blog falsamente cattolici.Non hanno certo aiutato certi consigli sbagliati dispensati da, non  pochi Sacerdoti, in sede di confessione, nè da certi cattolici o sedicenti tali.

Chiediamo a questi critici della famiglia numerosa quale sarebbe il numero di figli coerente con
il "cattolicesimo".Quale sarebbe l'apertura alla vita  non indiscriminata?Quella  forse adottata dalle famiglie composte da un solo figlio o al massimo due?

Mi piacerebbe inoltre chiedere a costroro come spiegano il fatto che ,gli ultimi tre Papi, hanno invitato,
insistentemente ,ad essere più prolifici e fecondi?La stessa crisi economica,secondo alcuni economisti ,è proprio dovuta alla scarsa natalità dei paesi più sviluppati e questo smentirebbe la falsa tesi che vorrebbe migliori condizioni economiche con una minore natalità

Su questo tema,in ambito cattolico,sono stati fatti degli errori madornali.Solo ora ci si accorge che certe idee sono sbagliate ed hanno condotto al disastro presente.

Lo abbiamo già detto diverse volte che molti si riempiono la bocca di tradizionalismo,di difesa del "vero" cattolicesimo ma nei fatti,sul tema della vita,sono uguali a tante persone secolarizzate,nemiche della vita e della Chiesa.Non esitiamo a dire che il modo ragionare di alcuni che,pur si dicono cattolici ,contrasta con l'insegnamento del Magistero ed è figlio della secolarizzazione,di una mentalità utilitaristica,egoistica,non cristiana.

Il concetto di procreazione responsabile,per alcuni,viene considerato sotto il solo aspetto della regolazione della natalità ma l'Enciclica Humanae Vitae,vera pietra miliare su questo tema,è chiarissima e illustra bene che,in realtà,si tratta di un concetto molto più ampio.

Il Magistero della Chiesa non ha mai insegnato che si dovevano fare pochi figli.La Chiesa ha sempre considerato la famiglia numerosa come qualcosa di positivo come si legge nel CCC e nella Sacra Scrittura.

Catechismo della Chiesa Cattolica

Il dono del figlio

2373 La Sacra Scrittura e la pratica tradizionale della Chiesa vedono nelle famiglie numerose un segno della benedizione divina e della generosità dei genitori [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 50].

Leggiamo anche quanto scritto nella Costituzione Dogmatica del Concilio Vaticano II Gaudium et Spes:

"50. La fecondità del matrimonio

Il matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati per loro natura alla procreazione ed educazione della prole. I figli infatti sono il dono più eccellente del matrimonio e contribuiscono grandemente al bene dei genitori stessi. Dio che disse: « non è bene che l'uomo sia solo» (Gn 2,18) e «che creò all'inizio l'uomo maschio e femmina » (Mt 19,4), volendo comunicare all'uomo una speciale partecipazione nella sua opera creatrice, benedisse l'uomo e la donna, dicendo loro: «crescete e moltiplicatevi» (Gn 1,28). Di conseguenza un amore coniugale vero e ben compreso e tutta la struttura familiare che ne nasce tendono, senza trascurare gli altri fini del matrimonio, a rendere i coniugi disponibili a cooperare coraggiosamente con l'amore del Creatore e del Salvatore che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia.I coniugi sappiano di essere cooperatori dell'amore di Dio Creatore e quasi suoi interpreti nel compito di trasmettere la vita umana e di educarla; ciò deve essere considerato come missione loro propria.E perciò adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità e, con docile riverenza verso Dio, di comune accordo e con sforzo comune, si formeranno un retto giudizio: tenendo conto sia del proprio bene personale che di quello dei figli, tanto di quelli nati che di quelli che si prevede nasceranno; valutando le condizioni sia materiali che spirituali della loro epoca e del loro stato di vita; e, infine, tenendo conto del bene della comunità familiare, della società temporale e della Chiesa stessa. Questo giudizio in ultima analisi lo devono formulare, davanti a Dio, gli sposi stessi. Però nella loro linea di condotta i coniugi cristiani siano consapevoli che non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia con forme alla legge divina stessa; e siano docili al magistero della Chiesa, che interpreta in modo autentico quella legge alla luce del Vangelo.Tale legge divina manifesta il significato pieno dell'amore coniugale, lo protegge e lo conduce verso la sua perfezione veramente umana.Così quando gli sposi cristiani, fidando nella divina Provvidenza e coltivando lo spirito di sacrificio (117), svolgono il loro ruolo procreatore e si assumono generosamente le loro responsabilità umane e cristiane, glorificano il Creatore e tendono alla perfezione cristiana.Tra i coniugi che in tal modo adempiono la missione loro affidata da Dio, sono da ricordare in modo particolare quelli che, con decisione prudente e di comune accordo, accettano con grande animo anche un più grande numero di figli da educare convenientemente (118).Il matrimonio tuttavia non è stato istituito soltanto per la procreazione; il carattere stesso di alleanza indissolubile tra persone e il bene dei figli esigono che anche il mutuo amore dei coniugi abbia le sue giuste manifestazioni, si sviluppi e arrivi a maturità. E perciò anche se la prole, molto spesso tanto vivamente desiderata, non c'è, il matrimonio perdura come comunità e comunione di tutta la vita e conserva il suo valore e la sua indissolubilità".