mercoledì 17 aprile 2013

Gli "osservatori"hanno capito cosa è l'Eucarestia?

Il Card.O Malley,tra gli otto consiglieri del Papa, celebra l'Eucarestia con i Neocatecumenali



Cari amici,gli "osservatori"ripetono continuamente,come una sorta di slogan,che l'Eucarestia è un sacrificio.Non ci sono dubbi che lo sia ma mi chiedo:Hanno capito cosa significa?Hanno compreso  il retto significato di questo concetto?In che senso l'Eucarestia è un sacrificio,in che senso sull'altare si riattualizza il sacrificio della croce di Cristo?Gli "osservatori" parlano del valore sacrificale della Messa in modo retorico,polemico,come una contrapposizione al modo di vivere la Messa nelle Comunità Neocatecumenali,come se vivere gioiosamente l'Eucarestia sia e un errore.da correggere.

Forse gli"osservatori"credono che,nella Messa,Gesù soffra, di nuovo  i dolori della passione?

Se pensano questo,si sbagliano di grosso!

Cristo ormai è risorto. La morte e la sofferenza non hanno più potere su di lui.Risorgendo dai morti,Cristo è entrato nell’eternità e sta al cospetto del Padre con tutte le azioni della sua vita mortale, dunque anche con la sua passione e morte.Nel Signore risorto sono presenti dunque tutte le azioni della sua vita, ma in forma gloriosa.Pertanto il Signore offre la sua sofferenza, ma non soffre più.Giustamente la Chiesa dice che la Messa è lo stesso sacrificio che si è compiuto sul calvario, ma con la differenza che sul calvario c’era la forma cruenta (con le sofferenze), adesso invece sull’altare è presente in maniera incruenta.

Nella  prima preghiera eucaristica del Messale Romano  il Sacerdote dice: “In questo sacrificio, o Padre, noi tuoi ministri e il tuo popolo santo celebriamo il memoriale della beata passione”.È dunque la stessa passione che viene perpetuata.Il Signore ci rende contemporaneo ai suoi dolori e alla sua passione.Ma con la differenza che sulla croce la sua passione era penosissima, adesso invece è beata. È la stessa, non una sua ripetizione, ma in forma diversa.

Nella Messa quindi,Gesù  non soffre di nuovo la passione e morte!

Vorrei offrire uno stralcio di una conferenza di Mons.Rino Fisichella sulla centralità del Mistero Pasquale nella Eucarestia.Da notare la sostanziale uguaglianza dei concetti rispetto alla catechesi sulla Eucarestia che si tiene nelle catechesi iniziali del Cammino Neocatecumenale:

  
Il Vaticano II segna certamente una tappa fondamentale nella riforma liturgica
,teologica e pastorale del sacramento.Pur non avendo un documento specifico sul sacramento, il capitolo II di Sacrosanctum concilium può essere considerato un punto determinante in proposito. Poiché il concilio tiene fisso lo sguardo sulla Chiesa, l'Eucaristia viene letta in rapporto vincolante con la vita della comunità cristiana di cui costituisce il "culmine e la fonte" (LG 11).La varietà terminologica con cui il sacramento viene trattato nei circa 100 passi dei diversi documenti conciliari, mostra con evidenza da una parte la ricchezza dogmatica e, dall'altra, la difficoltà a riportare in un'unità di sintesi l'insegnamento in esso contenuto. Certamente vengono a confluire nell'insegnamento conciliare almeno due istanze fondamentali che avevano determinato la riflessione teologica precedente.La prima, riporta essenzialmente agli studi di Odo Casel (+1948) con la sua teoria della "ripresentazione".
Nell'eucaristia, si sostiene, il mistero si ri-presenta cioè si ri-attualizza in favore della comunità cultuale che lo celebra. La s. Messa, insomma, conferisce al mistero della croce una presenza di natura trans-temporale e tran-ubicale.Tolto il riferimento di dipendenza ai culti misterici, la teoria di Casel ha avuto diversi sostenitori che ne continuano l'interpretazione puntando in modo particolare sulla dimensione del carattere di alleanza nuova e definitiva che l'eucaristia possiede.La seconda, fa riferimento agli studi di M.Thurian e Louis Bouyer che ripropongono, invece, la nozione di memoriale come pegno sacro offerto da Dio al suo popolo perché questi lo ripresenti a lui ininterrottamente.In questo modo, essi cercano di riflettere maggiormente sul legame sostanziale che intercorre tra memoriale, sacrificio e convito.Questi brevi cenni sommari intendono solo riproporre la pluralità interpretativa a cui il sacramento è soggetto.Le accentuazioni teologiche che troviamo ruotano, di volta in volta, intorno ad alcuni temi peculiari che si possono così sintetizzare:

1. Il concetto di memoria (anamnesi), dove l'evento centrale e fondativo dell'istituzione trova nell'atto di Gesù all'ultima cena il suo fondamento e la sua unità originaria.

2. Il concetto di rendimento di grazie (beraka), dove si esplicita la riconoscenza del popolo credente per il dono supremo che ha ricevuto. Ne deriva, quindi, il senso del culto divino, della glorificazione, lode e adorazione che la comunità rivolge al Padre per le meraviglie che ha compiuto e di cui il uso popolo è testimone.

3. Il concetto di sacrificio (thysia), dove si sottolinea la ripresentazione del sacrificio di Cristo sulla croce come atto di redenzione che coinvolge il suo corpo che è la Chiesa.

4. Il concetto di epiclesi con la quale si intende sottolineare l'azione interna di invocazione dello Spirito che opera e che attua l'azione eucaristica.Questa presenza e azione dello Spirito nell'Eucaristia è sintetizzata nell'anafora di Ippolito romano, dove si prega Dio Padre dicendo: "Fa scendere il tuo Santo Spirito sull'offerta della santa Chiesa, e dopo averli riuniti, concedi a tutti i santi che la ricevono di essere ripieni di Spirito Santo per fortificarli nella fede e nella verità affinché ti lodiamo e glorifichiamo tramite tuo Figlio Gesù Cristo, per mezzo del quale a te viene la gloria e l'onore, Padre e Figlio con lo Spirito Santo nella santa Chiesa ora e nei secoli dei secoli" (Tradizione apostolica, 4). E' la preghiera diretta ad ottenere la benedizione del Signore e che la Chiesa celebra come benedicente il Signore stesso, secondo l'espressione di Paolo: "il calice della benedizione che noi benediciamo" (1 Cor 10,16).

5. Il concetto di communio, con il quale si intende argomentare circa il fine dell'Eucaristia e il suo compimento. La nuova alleanza che Cristo opera nel suo sangue realizza la vita della Chiesa e per essa pone la premessa della salvezza.Nessuno come s. Agostino ha saputo collier e il nesso di questa relazione: "Se vuoi comprendere il corpo di Cristo, ascolta l'apostolo che dice ai fedeli: Voi però siete il corpo di Cristo, le sue membra (1 Cor 12,27). Se voi, dunque, siete il corpo di Cristo e le sue membra, sulla mensa del Signore viene posto il vostro sacro mistero: il vostro sacro mistero voi ricevete. A ciò che voi siete, voi rispondete Amen e, rispondendo, lo sottoscrivete. Odi infatti: "Il corpo di Cristo" e rispondi: "Amen". Sii veramente corpo di Cristo, perché l'Amen (che pronunci) sia vero!" (Sermo 272).

6. Il concetto escatologico, con il quale si insiste sul carattere ultimo e preparatorio che l'eucaristia riveste. "Nell'attesa della sua venuta" ripetuto dopo la consacrazione attesta con chiarezza l'intento escatologico che la cena eucaristica possiede come attestazione e anticipo dei cieli nuovi e della terra nuova del Regno di Dio.Un testo del grande teologo cattolico M. J. Scheeben, permette di sintetizzare i diversi elementi che abbiamo cercato di raccogliere: "L'eucaristia –scrive ne I misteri del Cristianesimo- è la reale e universale continuazione e amplificazione del mistero dell'Incarnazione. La stessa presenza eucaristica di Cristo è già un riflesso e un ampliamento della sua Incarnazione... Il mutamento del pane nel Corpo di Cristo per opera dello Spirito Santo è un rinnovarsi dell'atto meraviglioso con cui Egli formò originariamente il suo corpo dal seno della Vergine per virtù dello stesso Spirito Santo e lo assunse nella sua persona: e come, per tale atto, entrò per la prima volta nel mondo, così in quel mutamento moltiplica la sua presenza sostanziale attraverso gli spazi e i tempi". L'eucaristia, alla fine, rimane come la regola per il corretto teologale; lo ricorda s. Ireneo che poteva scrivere: "La nostra dottrina è d'accordo con l'Eucaristia e l'Eucaristia la conferma" (Contro le eresie IV, 18, 5).