mercoledì 12 settembre 2012

Il Concilio di Trento e il Vaticano II


Il beato Giovanni Paolo II celebra l'Eucarestia con il Cammino Neocatecumenale






Nel Cammino Neocatecumenale ho scoperto l'importanza dell'Eucarestia.Sono un ex indifferente alla fede e all'Eucarestia,ho fatto la prima comunione a 14 anni con grande noia.Debbo sicuramente alle celebrazioni del Cammino se oggi partecipo alla Messa quasi tutti giorni.Lo stesso si può dire del culto eucaristico fuori la Messa(adorazione eucaristica) che faccio quasi tutti i giorni.Il poter tenere il Signore sulle mani in adorazione mi ha insegnato l'importanza dell'adorazione.Se tanti si rendessero conto delle grazie che il Signore concede in queste celebrazioni non le criticherebbero.Ritengo opportuno proporre questa riflessione del Prof.Augè sul Concilio di Trento e Vaticano II.


Concilio di Trento e Vaticano II 


Uno dei luoghi comuni dei critici della riforma liturgica è che essa dipende anche dal modo generico con cui si esprime la Costituzione liturgica del Vaticano II. Tale accusa è stata insinuata anche in alcuni recenti interventi fatti in questo blog. Uno dei critici “illustri” è il teologo Brunero Gherardini, secondo cui questa genericità dell’espressione è «una vera porta aperta a tutte le innovazioni». E aggiunge: «Si prenda ad es. SC 21: vi si parla da “una parte immutabile perché d’istituzione divina, e di parti soggette al cambiamentoqualora vi si fossero insinuati elementi meno rispondenti all’intima natura della liturgia o si fossero resi meno adatti”. Una formula del genere fa di qualunque innovazione un gioco di ragazzi» (B. Gherardini, Concilio Ecumenico II. Un discorso da fare, Casa Mariana Editrice, Frigento 2009, p. 145). Meraviglia che un teologo faccia una tale affermazione. Quanto afferma SC 21 non è altro che quanto afferma lo stesso Concilio di Trento. Ecco il testo tridentino a confronto col testo del Vaticano II.
 
«La Chiesa ha sempre avuto il potere di stabilire e modificare nell’amministrazione dei sacramenti, fatta salva la loro sostanza, quegli elementi che ritenesse più utili per chi li riceve o per la venerazione degli stessi sacramenti, a seconda delle diversità delle circostanze, dei tempi e dei luoghi» (Concilio di Trento, Ses. XXI, cap. II)
 
«La liturgia consta di una parte immutabile, perché di istituzione divina, e di parti suscettibili di cambiamento, che nel corso dei tempi possono o anche devono variare, qualora in esse si fossero insinuati elementi meno rispondenti all’intima natura della stesa liturgia, o si fossero resi meno opportuni» (Concilio Vaticano II, Costituzione Sacrosanctum Concilium, n. 21)
 
 
Analizzando i testi dei due Concili, vediamo che: i due Concili parlano del potere che ha la Chiesa di modificare (Trento) o cambiare (Vaticano II) nei sacramenti (Trento) o nella liturgia (Vaticano II) gli elementi (Trento) o le parti (Vaticano II), che si ritengono più utili per chi li riceve o per la venerazione dei sacramenti (Trento) o qualora in essi si fossero insinuati elementi meno rispondenti all’intima natura della liturgia o fossero meno opportuni (Vaticano). Questo potere però la Chiesa lo può esercitare salva la sostanza dei sacramenti (Trento) o in quella parte della liturgia che non è immutabile (Vaticano II).
 
M. Augé