lunedì 19 settembre 2011

L'apertura alla vita

Il 25 luglio 1968 il Papa Paolo VI pubblicava una Enciclica che rimarrà memorabile nella storia della Chiesa e che desterà anche molte polemiche e qualche dissenso  nella Chiesa e fuori di essa.L'Enciclica
fu intitolata "Humanae Vitae".Papa Paolo VI prima di pubblicare questa Enciclica si avvalse degli studi di una commissione che era stata istituita da Papa Giovanni XXIII°.In verità gli studi di questa
Commissione non arrivarono ad una conclusione univoca.Buona parte di essa  infatti si dichiarò favorevole all'uso della pillola contraccettiva,mentre una parte minoritaria non condivise questa corrente di pensiero.Papa Paolo VI appoggiò la corrente contraria alla contraccezione riconfermando quanto era stato già insegnato da Papa Pio XI nella Enciclica Casti Connubii,cioè la non liceità  dell'uso di anticoncezionali  chimici o artificiali per regolare la natalità della fecondità matrimoniale.

Papa Paolo VI si espresse nel modo seguente:

"Richiamando gli uomini all'osservanza delle norme della legge naturale, interpretata dalla sua costante dottrina, la Chiesa insegna che qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita. [...] In conformità con questi principi fondamentali della visione umana e cristiana sul matrimonio, dobbiamo ancora una volta dichiarare che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l’interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l’aborto diretto, anche se procurato per ragioni terapeutiche. È parimenti da condannare, come il magistero della Chiesa ha più volte dichiarato, la sterilizzazione diretta, sia perpetua che temporanea, tanto dell’uomo che della donna. È altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione".

Nello stesso paragrafo Papa Paolo VI affronta anche il problema della "Paternità responsabile:

"In rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, la paternità responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato, una nuova nascita. Paternità responsabile comporta ancora e soprattutto un più profondo rapporto all’ordine morale chiamato oggettivo, stabilito da Dio e di cui la retta coscienza è vera interprete". 

A mio modestissimo parere e senza la pretesa di voler giudicare nessuno,tanti cristiani e appartenenti al Clero ,fanno una estrema fatica a comprendere ed accettare l'insegnamento della Chiesa su questa materia e facilmente,specie in sede di confessione sacramentale e di direzione spirituale, si assiste ad indicazioni e atteggiamenti non proprio  del tutto conformi al' Magistero cattolico.

D'altronde anche Papa Benedetto XVI nell'quarantesimo anniversario  della pubblicazione dell'Enciclica Humanae Vitae ebbe a dire che tanti sposi cristiani oggi fanno fatica a comprendere ed accettare l'insegnamento della Humanae Vitae.

A me sembra che per alcuni cristiani e Presbiteri il concetto di Paternità Responsabile si limiti solo all'aspetto della regolazione della natalità all'uso cioè dei metodi naturali per evitare gravidanze.
Ma in realtà questo concetto è assai più ampio e complesso.Abbiamo visto come Papa Paolo VI nella Humanae Vitae lo spieghi dicendo: "la paternità responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente od anche a tempo indeterminato, una nuova nascita".

Mi sembra che taluni cristiani invece escludano aprioristicamente  e a prescindere dai problemi concreti ,la possibilità di decidere, ponderatamente e generosamente, di far crescere una famiglia numerosa

Eppure da sempre la Sacra Scrittura  e la Tradizione della Chiesa hanno considerato positivamente la famiglia numerosa come ci illustra l'Esortazione Apostolica Evangelium Vitae:  


"Nell'Antico Testamento la sterilità è temuta come una maledizione, mentre la prole numerosa è sentita come una benedizione: «Dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo» (Sal 127/126, 3; cf. Sal 128/127, 3-4). Gioca in questa convinzione anche la consapevolezza di Israele di essere il popolo dell'Alleanza, chiamato a moltiplicarsi secondo la promessa fatta ad Abramo: «Guarda il cielo e conta le stelle, se riesci a contarle... tale sarà la tua discendenza» (Gn 15, 5). Ma è soprattutto operante la certezza che la vita trasmessa dai genitori ha la sua origine in Dio, come attestano le tante pagine bibliche che con rispetto e amore parlano del concepimento, del plasmarsi della vita nel grembo materno, della nascita e dello stretto legame che v'è tra il momento iniziale dell'esistenza e l'agire di Dio Creatore".

Oggi purtroppo  si nota una penetrazione della mentalità contraccettiva anche all'interno della vita matrimoniale di tante coppie cristiane e purtroppo,come ho detto ,anche in certi confessionali,si ricevono consigli non proprio in armonia con il Magistero.Papa Giovanni Paolo II in un discorso ai partecipanti ad un incontro di studi sulla procreazione responsabile del 5 luglio 1987 diceva:


"Emerge a tale proposito una grave responsabilità: coloro che si pongono in aperto contrasto con la legge di Dio, autenticamente insegnata dal magistero della Chiesa, guidano gli sposi su una strada sbagliata.Quanto è insegnato dalla Chiesa sulla contraccezione non appartiene a materia liberamente disputabile tra i teologi.Insegnare il contrario equivale a indurre nell’errore la coscienza morale degli sposi".

Sempre nello stesso discorso il Beato Giovanni Paolo II faceva notare:


"La seconda difficoltà è costituita dal fatto che molti pensano che l’insegnamento cristiano, benché vero, sia tuttavia impraticabile, almeno in alcune circostanze. Come la Tradizione della Chiesa ha costantemente insegnato, Dio non comanda l’impossibile, ma ogni comandamento comporta anche un dono di grazia che aiuta là libertà umana ad adempierlo. Sono, però, necessari la preghiera costante, il ricorso frequente ai sacramenti e l’esercizio della castità coniugale".


Nella Esortazione Apostolica Familiaris Consortio il beato Giovanni Paolo II faceva notare:

"La situazione della famiglia nel mondo di oggi

Dall'altra parte, tuttavia non mancano segni di preoccupante degradazione di alcuni valori fondamentali: una errata concezione teorica e pratica dell'indipendenza dei coniugi fra di loro; le gravi ambiguità circa il rapporto di autorità fra genitori e figli; le difficoltà concrete, che la famiglia spesso sperimenta nella trasmissione dei valori; il numero crescente dei divorzi; la piaga dell'aborto; il ricorso sempre più frequente alla sterilizzazione; l'instaurarsi di una vera e propria mentalità contraccettiva.


Siamo un paese a crescita zero con forti problemi di denatalità e di invecchiamento.Gia Giovanni Paolo II qualche anno fa invitò gli italiani ad essere più prolifici.Benedetto XVI il 5 giugno scorso ha ripetuto lo stesso concetto a Zagabria dicendo:

"Non bisogna avere timore - ha affermato Benedetto XVI - di impegnarsi per un'altra persona. Care famiglie, gioite per la paternità e la maternità. L'apertura alla vita è segno di apertura al futuro, di fiducia nel futuro".
A quanto pare solo gli "osservatori"del Cammino non se ne sono accorti e a più riprese hanno osato criticare,anche duramente, l'attitudine delle famiglie del Cammino Neocatecumenale ad aprirsi generosamente ad una famiglia numerosa adducendo motivi pretestuosi e che mostrano scarsa fede e fiducia nella provvidenza.

A me sembra che Il "cattolicesimo"degli amici  dell'"osservatorio" sia solo di facciata,esteriore  puro manierismo.Si perdono in discussioni puerili,sollevando stupide obiezioni ,tra l'altro anche colme di bugie e calunnie.Simili "cattolici" non possono che criticare l'apertura alla vita praticata nel Cammino  Neocatecumenale, peraltro premiata con un riconoscimento della Laurea Honoris Causa conferita dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II il 13 luglio 2009.

Kiko Arguello riceve la laurea Honoris Causa
Il Servo di Dio Paolo VI autore della Humae Vitae