La Messa è per sua natura un sacrificio e il suo innegabile valore sacrificale prescinde dagli atteggiamenti che noi assumiamo.Non dipende dal numero di volte in cui ci inginocchiamo o da quante volte ripetiamo il termine "sacrificio".Non dipende DALLA NOSTRA FEDE e neanche dal Rito o Messale con il quale celebriamo.Il sacrificio e l'offerta di Cristo è la medesima indipendentemente dalla forma del Rito Romano che scegliamo. Cristo si offre nello stesso modo indipedentemente dal fatto che si celebri in latino o in qualunque altra lingua,in un gruppo legato alla Messa Tridentina o in una Comunità Neocatecumenale
Checchè ne dicano alcuni blog ,anche le celebrazioni del Cammino Neocatecumenale hanno il medesimo valore sacrificale di tutte le altre Messe della Chiesa Cattolica.Come in tutte le altre Messe cattoliche infatti, il Presbitero pronucia le stesse parole consacratorie previste dal Rito Romano:Prendete e mangiatene tutti questo è il mio Corpo offerto in SACRIFICIO PER VOI E PER TUTTI...FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME!
Il fatto che le celebrazioni delle Comunità Neocatecumenali siano vissute in chiave gioiosa e pasquale non elimina e non annula il valore sacrificale.Il sentimento di gioia infatti non è in contraddizione con il valore sacrificale della Messa.Cristo si offre perchè noi possiamo passare dalla morte del peccato alla vita della grazia.Partecipando alla Messa noi partecipiamo del Mistero Pasquale di Cristo e quindi moriamo e risorgiamo insieme a lui .Gesù viene nell'Eucarestia per darci la vita come ha detto nel Vangelo:" Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza(GV 10,10).
E' forse in contraddizione con l'Eucarestia e con il suo valore sacrificale essere lieti,rallegrarsi?San Paolo nella lettera ai Filippesi 4,4 afferma:" Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi".
A proposito del valore sacrificale dell'Eucarestia vorrei proporre una riflessione dell'ottimo professore di Liturgia e sacerdore Clarettiano,Padre Matias Augè intitolata:"I diversi volti dell'Eucarestia:
"In modo sintetico, possiamo dire che se l’antichità cristianità ha vissuto l’Eucaristia soprattutto come celebrazione comunitaria del memoriale del Signore, nella partecipazione alla comunione del suo “corpo” eucaristico ed ecclesiale insieme; nel Medioevo occidentale il centro di attenzione si è spostato sulla presenza reale di Cristo, considerata sempre meno in relazione organica alla celebrazione e vista sempre più in se stessa, in un certo senso come “valore autonomo”. Contemplando la medesima Eucaristia, mentre la mentalità greco – cristiana del tempo dei Padri vedeva l’Eucaristia come memoria dell’azione salvifica di Gesù Cristo, la mentalità germanica del Medioevo vede invece la stessa Eucaristia come il “mistero”, nel senso del “nascondimento” del Corpo di Gesù. Mentre dunque la mentalità antica considerava l’Eucaristia partendo dalla celebrazione, la mentalità germanica vede l’Eucaristia partendo dal pane e dal vino, considerati come il velo che copre e nasconde il Corpo del Signore, isolando così tendenzialmente la considerazione dell’Eucaristia sia dalla vicenda storica di Gesù Cristo, sia dalla Chiesa. Il sorgere stesso del metodo “allegorico” è il sintomo che la “memoria reale”, l’anamnesi, non è più capita.
La comprensione che avevano i Padri dell’Eucaristia si evidenzia nella celebrazione, mentre non appare fuori della celebrazione. La celebrazione eucaristica è infatti la memoria/anamnesi dell’azione salvifica di Gesù Cristo, che stringe intorno a sé la comunità ecclesiale, raccolta/redenta precisamente dall’azione salvifica di Gesù Cristo. E’ la prospettiva messa in risalto da tutte le catechesi patristiche.
L’epoca postridentina è stata caratterizzata sia dalla sottolineatura del culto eucaristico fuori della Messa, sia dall’insistenza sul valore sacrificale della Messa in chiave antiprotestante.
Si sviluppa una pietà eucaristica che, pur sottolineando giustamente la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, tende a divenire unilaterale e incompleta, perdendo di vista il significato della Messa come un tutto unico e la sua conclusione naturale con la Comunione, che viene sempre più spostata o abbandonata.
La teologia di ispirazione scolastica si caratterizza per il suo riferimento all’essenza delle cose, e ha concettualmente espresso la fede eucaristica attraverso la dottrina della transustanziazione, che vede e identifica l’Eucaristia nella realtà del corpo e del sangue del Signore. La riflessione attuale privilegia invece la ricerca del significato delle cose, dentro un orizzonte di pensiero di carattere fenomenologico o personalistico, certo decisamente antropologico, ma potrebbe rischiare di disattendere il riferimento primario a Gesù Cristo, rapportando l’Eucaristia più direttamente all’uomo; si pensi, in proposito, all’accentuazione dell’Eucaristia come comunione con i fratelli
L’Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e diminuzioni” (Ecclesia de Eucharistia 10). Nessuno degli elementi che il pensiero e la pietà cristiana hanno rilevato nell’Eucaristia lungo i secoli deve essere perduto; tutti devono essere però organicamente ordinati e vissuti intorno alla celebrazione del memoriale, sacrificio – convito. Si tratta di ricuperare la prospettiva patristica senza dimenticare gli apporti posteriori. Questa è la sfida del nostro tempo!